Salutiamo con grande piacere e piena stima personale e politica la nomina di Riccardo quale nuovo Assessore del III Municipio di Roma.
Nell’assumere questo importante incarico politico ovviamente lascia quello di Consigliere che lo aveva visto eletto nel 2013 con 2.000 voti – il quorum più alto tra tutti i consiglieri municipali eletti a Roma – e conseguentemente anche la carica di Presidente del Consiglio Municipale, carica elettiva riconosciutagli proprio quale consigliere “anziano, in quanto il più votato”, ma che – va ricordato – NON fu sostenuta con il voto di tutti i consiglieri del Pd !
Sul piano politico – proprio per le qualità di Riccardo – non possiamo però non prendere atto che l’incarico arriva con 2 anni e mezzo di ritardo ed in un quadro nel quale si evidenziano – anche con un bel po’ di imbarazzo – tutte le inadeguatezze, le incompatibilità, le problematiche e le contraddizioni dell’ancora attuale governance del Pd territoriale, … anche per questo commissariata nei mesi scorsi (Paolo Coppola), così come il Pd romano (Matteo Orfini).
Riccardo nel 2013 condusse – e noi lo sostenemmo convintamente con slancio e passione – una straordinaria e trasparente campagna democratica sul territorio e tra i cittadini per le primarie municipali; primarie che lo videro perdente nei confronti dell’attuale Presidente Paolo Marchionne, con il Pd ancora in piena era “bersaniana”.
Le deleghe oggi assegnate a Riccardo – scuola, bilancio, trasparenza e partecipazione attiva dei cittadini – rappresentano una vera e propria investitura di responsabilità, un volano di funzioni “vitali” per il governo e la qualificazione del “bene comune” municipale; ruolo che vogliamo leggere, quindi, anche in chiave di nuova prospettiva futura per il territorio (e speriamo anche per il Partito Democratico) …
di Renato Giallombardo, presidente Associazione Capitale Roma
Con la riforma del Senato stiamo provando ad aggiornare il nostro software istituzionale. Il bicameralismo perfetto ha avuto ragione di esistere nell’immediato dopoguerra consentendo la più ampia partecipazione nel dibatitto politico ai partiti della prima Repubblica. Nella c.d. seconda Repubblica ha creato gravi incertezza e, su di sè, ha tutta la responsabilità dell’instabilità dei governi degli ultimi 25 anni. Il c.d. Porcellum ha poi inferto l’ultimo colpo ad una istituzione che nei Paesi occidentali ha ovunque funzioni e composizioni diverse da quelle individuate nella nostra Carta Costituzionale. Il Senato.
Croce di tutti i governi, causa di sfiducie, oggetto di compravendita di seggi, luogo di spartizione di ministeri e strapuntini di sottogoverno. Insomma radice del caos e causa della palude. Il punto è che il lavoro, l’impresa e lo sviluppo si agganciano innanzitutto con la stabilità (non quella della legge ma quella di governo) con buona pace di tutti i governi che si sono succeduti. La percezione e forse la convinzione, è che i primi segnali di ripresa del Paese siano dovuti anche all’assenza di competizioni elettorali. Per riagganciare la crescita, abbiamo assoluta esigenza di chiarezza nei meccanismi di produzione delle leggi e di velocità di azione nei processi decisionali.
E il nuovo Senato prova ad andare proprio in questa direzione. Al di la di tutte le altre pur legittime considerazioni, questo è il dogma intoccabile della riforma costituzionale (unitamente a quella elettorale). Provare ad introdurre un nuovo metodo di “building consensus” più capace di stare al passo con l’impresa, il lavoro e le opportunità di crescita. Per il resto si ha invece la sgradevole convinzione che la battaglia della c.d. minoranza interna al Partito Democratico sia una delle ultime battaglie di retroguardia di una sinistra acquartierata che ha l’unico demerito di non aver compreso che l’onda anomala è ormai arrivata sulla battigia.
In questo articolo del Monitore Romano pubblicato nell’autunno 2013 il quadro di composizione del coordinamento del Pd che – in piena era post Bersaniana – auto-traghettò il partito romano nella fase congressuale del 2013 … ovvero dopo l’elezione di Marino e prima del Congresso divenuto poi oggetto delle criticità locali emerse con la “Relazione Barca” … congresso nel quale tutti e 4 i candidati concorsero apparentemente l’un contro l’altro schierati, ma in realtà per contarsi e poi nominare per acclamazione la segreteria… segreteria romana poi commissariata solo un anno dopo da Renzi a seguito delle vicende di “Mafia Capitale” … leggendo i nomi si può apprezzare come in tanti siano via via divenuti “selfie-renziani” …
Coordinamento PD romano: ecco i nomi dei 22 componenti. Manuale Cencelli per soddisfare le correnti
Ecco i 22 membri del coordinamento cittadino del Partito Democratico:
Componenti di diritto:
EUGENIO PATANE’Presidente dell’Assemblea >> oggi Consiglere Pd Regione Lazio (dimessosi da presidente Commissione Cultura)
EMILIO MANCINIPresidente della Direzione >> oggi Presidente Commissione Garanzia Pd Roma
DOMENICO ROMANOSegretario romano dei Giovani Democratici
CARLO COTTICELLITesoriere del Pd roma >> oggi Tesoriere del Pd Roma
FRANCESCO D’AUSILIOmembro in qualità di capogruppo PD in Campidoglio >> oggi dimessosi da Consigliere Comunale
Componenti eletti:
MICAELA CAMPANA (area Mario Ciarla) >> oggi in segreteria nazionale
LORENZA BONACCORSI(area Renzi) >> oggi presidente PD Lazio e in segreteria nazionale
PIERO LATINO (area Zingaretti) >> oggi in segreteria PD Lazio
ENRICO PETROCELLI(area Miccoli) >> ex anti-renziano, oggi funzionario Farnesina in quota Mogherini
GIULIO BUGARINI(area Mancini) >> oggi nominato da Zingaretti nel CdA dell’Ipab Santa Margherita
GIULIA TEMPESTA(area Orfini) >> oggi vicecapogruppo Pd nel Consiglio Comunale di Roma
MARCO PACCIOTTI (Sinistra PD) >> oggi Coordinatore Nazionale del Forum Immigrazione del PD
FABRIZIO PANECALDO(area Letta) >> oggi capogruppo Pd nel Consiglio Comunale di Roma
SARA LILLI(area Valeriani) >> oggi Consigliere Pd Municipio Roma I e membro Commissione Garanzia Pd Roma
SILVIO DI FRANCIA (area Patanè) >> oggi nello staff del Sindaco Marino come Consulente per i Diritti Civili e Umanitari
STEFANIA SPIRITO(area Di Stefano) >> oggi membro Assemblea Pd Roma
DANIELE PALMISANO(area Marroni) >> oggi responsabile delle politiche municipali del Pd Roma
MAURIZIO POLICASTRO(Popolari) >> oggi Consigliere Roma Capitale e presidente della commissione speciale Metro C
DAVIDE DI CARLO(area Nanni) >> oggi Consigliere Pd Municipio Roma V
FRANCESCA LEONCINI (Popolari) >> oggi Consigliere Pd Municipio Roma III
GIANCARLO D’ALESSANDRO (AreaDem) >> oggi portavoce segreteria PD Lazio
ROBERTO COCCO(Area Morassut) >> oggi membro Assemblea Pd Roma
Caro Matteo, spiace dirlo, anzi scriverlo, ma la scelta politica di NON intervenire ieri sera alla Festa dell’Unità è stata negativa, per non dire pessima …
1) se si prende un impegno lo si mantiene
2) tante persone non sono state nella condizione di saperlo per cui sono venute apposta per ascoltarti, rimanendo deluse … addirittura molte da fuori Roma ….
3) se vi erano rischi di contestazioni, un leader li deve saper affrontare con coraggio … (e penso non te ne manchi)
4) testimoniare la presenza alla Festa di Roma anticipandola di un giorno con una partita a biliardino …
“Commissarianti” vs. “Commissari e Commissariati” (qualcuno ha ironizzato la metafora … “palline” = “Marino”)
non aiuta certo a fare chiarezza su questo Pd romano … che per tornare ad essere credibile (o forse, meglio, per divenirlo) … invece di selfie protezionistici e conservativi … avrebbe bisogno di essere radicalmente rivoluzionato nel metodo, nelle idee e nelle persone !
Avevamo inteso parlare di “Cambiare Verso” alla politica ?
La ricerca di Fabrizio Barca sui Circoli romani del Pd rappresenta la prima indagine conoscitiva di una realtà composita, potenzialmente preziosa, ma – salvo straordinarie eccezioni – diffusamente conservativa di piccoli status quo di potere e quindi allergica, per non dire – in alcuni casi – parassitaria rispetto ad un’idea di sana viralità della polis.
Barca ha il merito di aver aperto finalmente il tema, che però non può esaurire nelle sue “conclusioni formali” le ragioni di un’azione urgente di riforma organizzativa del partito, riforma che non può certamente permettersi di essere di mediocre sanatoria & maquillage, ma che per produrre effetti seri e credibili dovrà essere radicale, visibile e misurabile.
L’indagine – frutto di una sociologia un po’ troppo arcaica e ortodossa – ha però soprattutto il limite – ad oggi – di non essere andata oltre la valutazione dei “fortini“, indagando sui soldati e sui sotto-ufficiali, assegnando diffusamente medaglie al valore ed attestati riabilitativi, risibilmente riconducendo a poche situazioni estreme ed insostenibili i giudizi di criticità, ma con l’occasione paradossalmente tirandoci dentro anche qualche altra situazione invece “scomoda”. Di fatto quindi – volendo o nolendo – generando confusione e melina sul senso e sul valore dei verdetti più severi, con buon effetto di imbrodarne il peso critico ed offrendo possibilità di rivendicare potenziale pari dignità riabilitativa.
Le critiche vanno però sempre concepite in senso costruttivo. Quindi ben vengano presto ulteriori e più brillanti indagini sui Generali e sui Colonnelli di questo partito ancora poco “democratico”; ma anche sugli Ufficiali, vasto schieramento di “professionisti del fare politica“, detentori di scarse idee, ma convintamente investiti della loro insostituibile predestinazione di missione, esasperatamente tatticistici, orgogliosi cacciatori e piazzisti di tessere e voti, agguerriti paladini solo dei loro interessi di armata e sempre pronti a reinterpretarsi e ricollocarsi – chi più, chi meno tempestivamente – per tentare di restare in piedi e continuare a cavalcare le onde di un potere più o meno spicciolo.
Se il Pd romano è stato commissariato ci sarà dunque un perché ? Evidentemente si. E cerchiamo di non fare finta di non saperlo e quindi di non capirlo. Altrimenti non ce ne sarebbe stato l’estremo bisogno (per noi, solitariamente, ineluttabile da tempi non sospetti).
Quello che oggi viene definito mediaticamente il fenomeno di “Mafia Capitale” non è “una” casualmente contingente ed imprevedibile degenerazione del sistema o di una sua parte deviata e malsana; è solo l’apice penalmente rilevato di quell’iceberg di pluridecennale ombrosa para-burocrazia del sistema, alibi foriero di clientelismoe lobbysmoverticale. Fenomeno – ben percepito e subito dagli “onesti”, quanto omertosamente negato e praticato dai “conniventi” – che quotidianamente genera e consente, in carenza di adeguati anticorpi, la sua sistemica prolificazione, finanche a divenire costume sociale e quindi riflesso culturale nella vita cittadina, così anche radicalmente esasperando conflittualità tra avvantaggiati e diseredati.
E se vi è Mafia vi è anche mafiosità, ovvero quel contorno ambientale diffuso di atteggiamenti sociali e comportamenti politici che non arrivano ad assumere rilevanza criminale e quindi di cronaca (anche se invece lo meriterebbero), ma che collusivamente sottendono al clima di necessario sostegno a che si possano compiere gli atti più eclatanti. Mafioso quindi non è solo il big che finisce in manette, ma anche tutto quell’entourage che lo sostiene interessato nella costruzione e nella ramificazione del proprio potere.
In un partito democratico gli indirizzi politici e quindi le scelte organizzative si determinano in sede di Congresso, analizzando e discutendo i problemi, prefigurando obiettivi e soluzioni, candidando coerenti idee e persone.
Matteo Renzi lo ha fatto al congresso nazionale e in un certo senso – grazie alla rilevanza mediatica dell’evento – “usando” le primarie come cavallo di troia per scalare rapidamente e radicalmente un corpo partito fossile ed auto-conservativo, incancrenita eredità delle sue condizionanti origini fondative.
Partito tanto ottuso e chiuso in sé stesso da concorrere masochisticamente a prefigurare il suo ineluttabile destino, prima concependo, anzi abortendo, gli ignobili “respingimenti democratici” alle primarie 2012 e poi – dopo il flop elettorale e lo sbando conseguente – tentando di auto-tutelarsi, di fronte all’ineluttabile avvento del cambiamento renziano, anticipando la gran parte dei congressi locali rispetto alle primarie che avrebbero eletto il nuovo segretario.
In questo scenario, quei congressi hanno espresso quanto di peggio potevano esprimere in termini di corsa senza scrupoli a recintare il proprio orticello e consolidare il proprio fortino territoriale e di rappresentanza, per far contare il loro peso nelle sedi decisionali.
In quei mesi di quasi solitarie battaglie per una elementare legalità e dignità politica democratica, la nostra critica fu severa anche verso quei soggetti che posizionati sul versante renziano – certamente minoritario in quella fase – avrebbero fatto meglio ad investire su credibilità e coerenza di metodi, idee, obiettivi e persone volte a prefigurare il CambiaVersodella Politica e la necessaria rigenerazione di un nuovo vero OpenPd romano (sempre che fossero nei loro pensieri), piuttosto che perseguire il compromesso con navigati personaggi di potere e di apparato (ininfluenti per il risultato finale di Renzi) per ricavarne spiccioli di percentuali e conquistarsi cariche consociative, destinate – come poi è stato – ad essere commissariate.
professionismo del “Far Politica” o impegno per il Bene Comune ?
In democrazia la forma è sostanza. Essere minoranza e quindi parte con responsabilità di verifica, controllo e critica (possibilmente costruttiva) è fondamentale ed ha pari dignità ed importanza di chi – investito dalla maggioranza dei consensi in quel momento – è chiamato ad assumersi responsabilità di guida e quindi di scelta.
E questa mancanza di visione, di rispettoe di pratica abituale delle ragioni fondanti la democrazia – a partire dalla gestione del Partito e proiettate verso l’amministrazione della cosa pubblica – è evidente indicatore di quel modus pensandi consociativo che porta da decenni il proliferare delle condizioni di malgoverno del “Bene Comune“ e – in mancanza di una vera e sana dinamica di trasparenza e quindi di controllo in tempo reale – del perpetrarsi ineluttabile delle conseguenti degenerazioni anche in malaffare criminale.
Se anche il Pd del III Municipio è stato commissariato ci sarà dunque un perché?
Si, in questo quadrante di Roma, il Pd NON esprime da anni alcuna reale e significativa dinamica attrattiva e partecipativa democratica sul territorio e tra i cittadini.
Le cause sono certamente da ricercare nella governance, ossia nel rapporto tra quegli uomini e quelle donne che in questi anni hanno avuto l’occasione e la responsabilità di gestirlo, ma che evidentemente (probabilmente anche per attitudini, motivazioni e capacità) sono stati – tranne le poche eccezioni ben verificabili – più impegnati a consolidare il proprio fortino (spesso legato a discendenze familiari) per le ragioni di cui sopra, che a preoccuparsi del destino politico di un veroPartito Democratico nei nostri quartieri.
Ed in questo spirito sono state malgestite anche le numerose occasioni pubbliche rappresentate da primarie ed elezioni che in questi ultimi anni (2012/2014) avrebbero potuto rappresentare ben altro in termini di apertura e di crescita politica ed organizzativa.
Non servirebbe a cambiare nulla non analizzare e non mettere in discussione tutto ciò; come anche non servirebbero scorciatoie quali quelle di invitare gli stessi personaggi a farsi sostituire da “facce nuove”, riciclate o acquisite per cooptazione, ovvero di mantenere le condizioni pseudo-operative di un pachidermico corpo intermedio con anacronistici propositi di mediazione sociale, nel quale l’appartenenza o meno – oltre che nei casi di puro tesserismo – sia vissuta più in termini di Totem o di Tabù, anziché di confronto, dialettica e crescita culturale.
Il tema è reale e quotidiano ed è quello di ritrovare sul campo la dignità ed il valore della politica, quella che serve a perseguire le ragioni del tanto sbandierato, ma altrettanto troppo spesso maltrattato e dimenticato “Bene Comune”.
Serve quindi innanzitutto cambiare Metodo, introdurre meccanismi e modalità che privilegino la più ampia, libera e pluralistica formazione di Idee, la loro messa in gioco attraverso il confronto e la costruzione del consenso sulla loro effettiva percorribilità e la conseguente possibilità che queste Idee, emergendo, esprimano le Persone che per competenza e passione possano rappresentarle e perseguirle, andando così di fatto a selezionare e costituire una nuova classe dirigente.
Un partito democratico e moderno deve puntare ad essere un catalizzatore dinamico e naturale di istanze associative tematiche, interessate e capaci nel sostenerne le finalità; un soggetto aperto, attrattivo ed aggregante, proiettato dalla società verso le istituzioni.
E questo percorso deve essere attraversato da strumenti concreti di sistematica ed effettiva trasparenza e comunicazione circolare.
Per riorganizzare e rilanciare un vero Partito Democratico, in Italia, come a Roma e nel nostro territorio, ci vogliono coraggio, passionee determinazione …
Anche per questo, buon lavoro -davvero – a Matteo Orfini ed a Paolo Coppola !
… e ad majora Partito Democratico !
Carlo d’Aloisio Mayo
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… un po’ di cronistoria politica 2012-2015 sul territorio:
Di seguito i materiali prodotti dal team di MappailPd al termine del lavoro di mappatura dei circoli del Partito democratico di Roma, incarico affidato a Fabrizio Barca e al team dei Luoghi Idea(li) dal Commissario del Pd romano Matteo Orfini a dicembre 2014.
Rivendico da sempre e con orgoglio il mio piacere di fare politica liberamente, rispondendo alla mia coscienza, senza dovermi condizionare a logiche precostituite di appartenenza …
Mi sono iscritto al Pd sei mesi PRIMA che Matteo Renzi si candidasse alle primarie 2012 … lo feci con slancio e passione dopo tanti anni di riflessione e tante aspettative sull’idea di un vero Partito Democratico … e lo feci anche per reazione di orgoglio democratico per aver subito una mediocre vergogna consociativa del Pd di un Paese dei castelli romani, il quale si era svenduto per un piatto di potere un mio esposto che inchiodava le responsabilità manipolative dell’amministrazione di destra su una gara di appalto alla quale avevo partecipato per il mio lavoro …
Ho partecipato con passione alle primarie sostenendo Matteo in quanto incarnava lo spirito di rottura con gli schemi vecchi, logori e perdenti del fare politica … in quei mesi per me straordinari ho conosciuto persone bellissime, ma anche toccato dal vivo tutti i difetti morali e comportamentali di buona parte dell’organizzazione del partito, dei suoi rappresentanti, nei quali leggevo motivazioni che non coglievo essere “ideali” ma di convenienza conservativa del proprio status quo acquisto … quelle primarie, al di là del risultato, sono state la “Caporetto” politica del partito … dopo aver riflettuto, personalmente mi tolsi la soddisfazione di scrivere una lettera aperta a Pierluigi Bersani poche settimane dopo le primarie – in pieno “smacchiamo il giaguaro” – invitandolo a fare un passo indietro perché a mio avviso la lettura politica di quelle primarie era non chiara, chiarissima ! … e le elezioni lo dimostrarono e tutte le vicende successive lo confermarono …
Ma poi la dinamica del congresso anziché rinnovare il partito lo ha cristallizzato … il compromesso di fare prima i congressi locali e poi le primarie “aperte” sono state il prezzo che ha consentito di liberare Matteo verso palazzo Chigi .. ma che ha incartato il partito su sé stesso … non rinnovandolo nella sua classe dirigente diffusa … e continuando a portarsi dentro scorie che purtroppo non sono solo “casi isolati di malandrini” ma un modus faciendi della politica che è quello – per dirlo con una parola – che andava “ROTTAMATO” … per consentire realmente al Pd di aprirsi ai Cittadini e ai Movimenti, rendendosi credibile e divenire veramente il PARTITO DEMOCRATICO delle Idee e delle istanze …
In quei congressi locali – dai quali Matteo si tenne distante – occorreva avere comunque il coraggio – soprattutto in chi si muoveva in nome di Renzi – di rappresentare la diversità rispetto alle cose sbagliate del passato … ben sapendo che si sarebbe comunque rappresentata una minoranza in quel momento, ma che almeno avrebbe avuto la credibilità della coerenza … che se poco pagava in quella fase sarebbe tornata preziosa ora ! (ma, scusa, Matteo non ha fatto così con le primarie 2013 ?) …
Ed invece per quella che è stata la mia esperienza ed anche – te lo dico – la mia delusione, pur agendo personalmente e con pochi altri con determinazione in quella direzione … ho assistito un bel po’ inebetito ad un omertoso conformismo dilagante, politicamente mediocre e sterile … come lo stallo di oggi purtroppo attesta. (ndr – “Pd Roma. Tutti (anche i “renziani”) acclamano Cosentino. Perchè ?… Noi No !” )
Sono tante le persone belle nel Pd, come tante belle ce ne sono anche fuori del Pd … e questo forse è uno dei problemi … perché forse non sono molte – quelle belle – tra quelle che hanno una responsabilità, altrimenti non si sarebbe finiti in questa situazione kafkiana con Renzi al 40% alle Europee e l’immagine del partito praticamente a “zero” … e quello che tu dici “non andava fatto passare il messaggio …” era una volontà che andava espressa nei congressi, perché è in quella sede che si forma la classe dirigente di un partito e se quella classe sbaglia c’è una minoranza che ha la credibilità per divenire maggioranza ! … perché la dinamica democratica è questa … oppure il partito è altro! … un abbraccio.
Carlo Emoticon smile
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questo ilpostdi Patrizia Prestipino pubblicato il 12 aprile 2015:
“La verità è che è stato un errore lasciar passare il messaggio che il Partito Democratico romano sia un partito “pericoloso”. Messaggio Sbagliato e dannoso. Io sono stata quella che un “certo” sistema di potere del partito l’ha criticato e combattuto nel passato con tutte le sue forze. Ma un conto è lottare apertamente perché le così cambino. Un altro è fare i conti con una realtà che agli occhi degli altri è stata pericolosamente dipinta come “pericolosa” . Conosco tanti iscritti e giro per tanti circoli: ascolto tante parole e vedo tante facce, ma non vedo e non ascolto gente pericolosa . Forse ne vedo preoccupata e smarrita, ma non certo pericolosa . Questa roba getta discredito sul partito tutto, togliendo forza e fiato a chi, invece, in un partito sano pulito e utile ci crede e combatte da anni per averlo tale. Chi ha sbagliato paghi e vada a casa o in galera. Ma non manchi il rispetto per tutti quelli che PER e CON questo partito lavorano quotidianamente con impegno e passione . Altrimenti saranno i romani e gli italiani a non avere più rispetto per noi.” #honestypd
Un grande intervento di Cristiana Alicata all’assemblea nazionale del Partito Democratico, che ha ricordato le battaglie di tanti di noi sulla gestione del Partito romano di questi ultimi anni …
Simona Bazzoni, la rappresentante del III Municipio di Roma all’Assemblea Nazionale del Pd
Simona, dopo aver condiviso insieme bella politica in nome del “CambiaVerso” di Matteo Renzi, sei stata con passione e trasparenza candidata, sostenuta ed eletta all’Assemblea Nazionale del Pd per rappresentare questo territorio ed in particolare il movimento democratico che si è spontaneamente aggregato nel III Municipio di Roma tra le Primarie del 2012 e quelle del 2013 intorno al nome di Matteo ed alla voglia di rinnovamento nel “fare politica” !
E’ passato oltre un anno e non abbiamo avuto più tue notizie, né il piacere di incontrarti per confrontarci sui temi di cui l’Assemblea nazionale si è occupata, né quello di leggere tuoi resoconti e proposte di lavoro …
Il premier: «Non metto la polvere sotto il tappeto.
Orfini si occuperà del partito capitolino».
“Il colpo di mannaia arriva in serata, al termine di una tormentata direzione di partito. La decisione è irrevocabile: il Pd Roma viene commissariato.
Ad annunciarlo, non a caso, è lo stesso premier Matteo Renzi, ospite da Mentana su La7: «Sono sconvolto nel vedere una persona seria come il procuratore di Roma parlare di mafia. C’è la presunzione di innocenza, ma il governo è impegnato per la trasparenza, quando vediamo certe vicende viene la rabbia e l’amarezza. I politici romani devono fare una riflessione profonda. Il centro della vicenda riguarda l’amministrazione Alemanno, ma parte del Pd romano non si può tirare indietro, ho proposto il commissariamento del Pd di Roma nella persona del presidente del partito, Orfini. Io non metto la polvere sotto il tappeto».
Sarebbe stato il segretario romano Lionello Cosentino, paradossalmente indicato solo la settimana scorsa come il più papabile nuovo vicesindaco al fianco di Marino in un rimpasto della squadra di governo della Capitale, a fare un passo indietro. E non si tratta solo di una situazione politica deflagrata in poche ore, ma anche il suo nome nelle intercettazioni della maxi inchiesta per mafia. Nessun provvedimento giudiziario per Cosentino ma in politica questo è un «dettaglio» secondario. Una situazione eccezionale, uno choc senza precendenti per il Pd romano, alla quale occorreva una risposta altrettanto eccezionale. E non è finita qui. Il 12 è indetta la direzione del Pd provinciale. E con un partito regionale ancora traballante, è sempre più certa la strada dell’azzeramento totale di tutti gli incarichi del Pd locale. A tutti i livelli. Un’occasione insomma per uscire da un’impasse di gestione che da oltre un anno sta di fatto ha bloccato il ponte vitale che collega la strategia politica alla concretezza dell’amministrazione. Un commissariamento utile e necessario insomma anche per «parare» le conseguenze politiche dello tsunami.
Scatenati i Cinque Stelle che ieri hanno indetto una conferenza stampa con tanto di arance in bella mostra e dopo aver sottolineato che «tutti i partiti sono coinvolti, tranne loro» hanno chiesto e ottenuto un incontro con il prefetto Pecoraro per chiedere «il commissariamento di Roma Capitale». Un’ipotesi remota quanto devastante per l’intero Paese. Intanto nello choc generale il consigliere regionale del pd, Eugenio Patanè si è dimesso dalla presidenza della commissione Cultura alla Regione Lazio. Tutto tace invece sul fronte Forza Italia nella quale Luca Gramazio resta capogruppo alla Regione e Giovanni Quarzo capogruppo e presidente della commissione Trasparenza in Campidoglio. In molti si chiedono come mai non abbia lasciato quest’ultimo incarico che, presunzione di innocenza garantita, stona non poco con le accuse imputatigli. Opportunità politica insomma. E di questo si parla dentro e fuori il Campidoglio. A chiarire la sua posizione anche il leader della Civica Alfio Marchini, sul quale è emerso un vago collegamento nelle intercettazione con Luca Odevaine: «Avrò parlato quattro cinque volte in vita mia con Luca Odevaine, solo di problemi legati alla mobilità cittadina. Tra l’altro, aveva un’ottima reputazione anche in ambienti istituzionali e mi disse che il suo impegno in politica era concluso. Devo dire inoltre che non mi offrì mai la sua collaborazione».
La sensazione generale è tuttavia quella di uno spartiacque che si è aperto, all’improvviso, sulla politica romana. Appena due anni fa colpì l’intero centrodestra con lo scandalo della Regione Polverini. Una classe dirigente eliminata ed elezioni anticipate. Il Pd allora se la cavò con il candidare i consiglieri uscenti a Camera e Senato.
Occorre ora avere il coraggio di radicalmente azzerare il partito, chiuderlo nelle sue attuali dinamiche perverse e riaprirlo ai Cittadini ed alle istanze realmente partecipative e democratiche; ed il passaggio necessario sarà anche quello di riconvocare i Congressi con tutt’altra metodica.
Ignazio affronta con autonomia il problema della qualità della tua Giunta e del suo operato … ma non cedere ai boss del vecchio PD … alcuni anche ben riciclatisi nel nome di Renzi … sono tutti lì a farti la morale e la guerra politica … quando loro da decenni occupano la Città con i loro affari …
… per "richiamare la POLITICA alla sua missione: essere lo STRUMENTO attraverso il quale i Cittadini DECIDONO del proprio FUTURO”