Tessere o non Tessere, questo è il problema ?
Dagli oltre 800.000 iscritti dei promettenti esordi, ai 500.000 del 2012 – quindi ancor prima del “peccato originale” delle primarie e del “rigore” elettorale sbagliato, con tutti gli “effetti” che ne sono conseguiti – ad oggi le notizie indicano in un ulteriore dimezzamento lo stato associativo di questo Pd “storto”.
Una progressiva ed inesorabile erosione che ha riguardato le persone più lontane ed indipendenti dagli interessi contingenti di appartenenza al partito, coloro che vi avevano aderito più per “opinione” (alcuni anche per vetero-ideologia di “appartenenza”) e che poi si sono via via allontanati, delusi dalle progressive incongruenze politiche tra le belle speranze di un progetto “nuovo” e la cruda realtà di una storia ancora “vecchia”.
Viceversa, questa emorragia non ha intaccato i signori dei “pacchetti tessere”, anzi ne ha rafforzato il peso interno, il controllo dell’Apparato storico e consolidato; paradossalmente (non per loro, ma democraticamente parlando) questa condizione franante del consenso non li preoccupa affatto (e si vede !); anzi, avvantaggiandoli, li incoraggia nella direzione di tentare di trasformare il partito ancor di più in una “cosa loro”.
Se alle primarie 2012 con il 98% del controllo politico-territoriale, Matteo Renzi si è permesso di raccogliere un quasi 40% di consensi spontanei nella base democratica del centro-sinistra, non è difficile immaginare – alla luce di quanto accaduto in questi mesi e del diffuso crescente apprezzamento della base verso la figura del Sindaco fiorentino – quale possa essere oggi il “loro” pensiero ed il loro stato d’animo di prospettiva, ben testimoniato dal fattivo impegno a scongiurare in ogni modo i “rischi” (per loro) di ogni ulteriore apertura degli strumenti congressuali (che invece sarebbero il volano per liberare potenzialità di nuova crescita democratica del partito), ma anzi tesi come sono a sviluppare teorie per circoscriverli ed incastrarli in un puzzle tra date e regole a “loro” più congeniale.
Personalmente non mi sono ancora riscritto per il 2013. Questa pantomima della convocazione e delle regole del Congresso va avanti da oltre 3 mesi. E’ un’ulteriore grave prova di inadeguatezza del “loro” Metodo democratico. Fino a quando non avverrà il parto o se dovessero abortire un altro bel “pacco incartato” non so se troverei il senso “politico” per farlo. Sarebbe un riconoscimento immotivato, solo un atto di fede, più o meno l’equivalente della “tessera del tifoso”. Preferirei agevolare in altro modo la loro “estinzione”, lasciando a sé stessa l’agonia di questo Pd “storto”. Prendere la Tessera del Mio partito deve essere un atto di libertà, di gioia, di convinzione e di condivisione costruttiva !
Ma se invece il quadro cupo si schiarisse e se la sfida proposta da Matteo si delineasse da subito anche nei Circoli e nei Territori, mi metterei ben volentieri a disposizione del progetto per costruire un vero open “Partito Democratico”!
Carlo d’Aloisio Mayo