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Pd, Circoli e Congressi non sono “cosa nostra” !

Pd cosa nostra
vignetta di Ruggero Soru,
pubblicata su “AltraVoce.net” (2008)

Quello che è diffusamente accaduto nei congressi locali e poi solo parzialmente apparso sui media è deprimente e disorientante per le persone che in buona fede e con tanta entusiastica volontà e non scontato coraggio sono impegnate nel progetto di vero rinnovamento del partito. Come temiamo possa essere poco incoraggiante, purtroppo, anche per i tanti che ci guardano in vista delle prossime primarie.

Avere vissuto in prima persona l’esperienza di questi congressi provinciali – per quanto ci riguarda la gran parte penosamente liturgici e scontati – deve divenire occasione di doverosa testimonianza attiva al fine di favorire urgenti prese di responsabilità e conseguenti scelte ben diverse nel metodo, quali passaggi necessari ed inderogabili per la costruzione del nuovo vero “Partito Democratico”.

Bisogna però partire dagli esempi positivi, pochi, ma quelli da imitare. Vivendo a Roma abbiamo potuto assistere al congresso “modello” del Pd Portuense, dove si respirava una vera, rara e preziosa aria democratica, dove si è svolto un dibattito pre-congressuale con la partecipazione di tutti e quattro i candidati alla segreteria romana, dove si sono confrontate e formate delle libere opinioni, dove si sono avvicinati veri nuovi iscritti, dove il risultato del voto non è stato affatto precostituito e scontato !

Risultato diffusamente precostituito e scontato, invece, è quello determinatosi in molti dei Circoli romani nei quali l’ascolto ed il dibattito sono stati ridotti al “minimo sindacale”, per poi “curiosamente” vedere pienamente rispettate dalla maggioranza assoluta dei partecipanti le indicazioni del coordinatore del circolo, figura in alcuni casi rinnovata in una sorta di continuismo dinastico familiare.

In generale, fin qui potremmo parlare solo di modesto conformismo, da una parte di dirigenti locali mediocri e democraticamente impreparati o, peggio, in alcuni casi allergici alla materia e, dall’altra, di comportamenti da consolidate “truppe cammellate”, pronte ad adeguarsi e servire alle scelte strategiche di posizionamento dei loro leader locali.

Duole sottolinearlo, ma ad aver mancato l’esercizio serio ed approfondito dell’occasione democratica sono stati soprattutto molti degli iscritti e dei militanti che, dopo tutto quello che hanno vissuto e contestato in questi ultimi tempi, avrebbero dovuto esercitare il diritto e quindi praticare il dovere di impegnarsi per mettere in discussione proprio quelle stesse logiche e modalità partecipative che fino ad oggi sono corresponsabili del disastro di questo Pd “storto”.

Ma tant’è. La corsa è invece prevalentemente apparsa come una squallida cavalcata nelle solite dinamiche correntizie, che in tanti denunciano a parole, ma che poi continuano a praticare. Cosi anche si è assistito al diffuso fenomeno partiticamente catartico della moltiplicazione dei Congressi e quindi dei Delegati.

Nel territorio municipale che ben conosciamo esistono da anni quattro Circoli con sede agibile e costante operatività politica, ma grazie ad una logica “tutelata”, quando si arriva ai momenti elettivi, si scoperchiano le tombe e improvvisamente risorgono gagliardi coordinatori che dai loro cassetti tirano fuori pacchetti di tessere per le quali rivendicano – adeguatamente supportati dai ras di riferimento nel partito – il loro strumentale diritto di “rappresentanza”.

Nel III Municipio di Roma su 4 Circoli si sono svolti 7 Congressi !

Abbiamo assistito ad un congressogosth”, nel quale, dopo che come associazione “Adesso! Roma 3” abbiamo sollevato pregiudiziali di invalidità dello stesso, il presidente del consiglio del nostro Municipio, nel coraggiosamente condividere e rilanciare le ragioni del sostanziale imbroglio democratico in atto, è stato aggredito prima verbalmente e poi fisicamente (facendolo finire in ambulanza all’ospedale per trauma cranico) non da un militante facinoroso, ma nientepopodimeno che dal coordinatore municipale del Pd, ossia da colui che più degli altri dovrebbe garantire terzietà e rispetto delle regole.

Ancora piuttosto solitari, abbiamo chiesto le dimissioni immediate dal Pd del responsabile di questo atto platealmente incompatibile con l’appartenenza ad un assise democratica; la risposta del protagonista, espressa in termini di tesi difensiva – emblematica della natura del retroterra socio-culturale che anima tutto questo degrado – è stata “non ha testimoni” !

In un altro Congresso “gosth” abbiamo assistito – questa volta impotenti, come da spettatori in un film di Antonio Albanese, basiti tra l’ilarità trattenuta ed il disgusto morale – purtroppo (vogliamo sottolinearlo affinché sia un campanello di allarme) ad una pantomima cabarettistica “neo renziana” di chi sta cercando di “salire sul carro”, non per spingerlo come tanti stanno già iniziando a fare, ma per sedersi sul predellino del cocchiere e poter continuare a condurre le loro tradizionali e ben note “metodiche politiche”, così di fatto squalificando il nome di Matteo Renzi tra i Cittadini che vivono nel territorio e che ben conoscono queste “storie”.

Essendo un “presunto” circolo comunque senza sede, il congresso si è addirittura svolto in un altro quartiere e si poteva assistere ad un pellegrinaggio di persone proveniente da ogni parte, anche extra-territoriale, assolutamente disinteressate alla politica, ma che commentavano tra di loro la loro presenza per la “sollecitazione” ricevuta dai promoter del “circolo” i quali, anche davanti a tutti, continuavano disinvoltamente ad esborsare dalle proprie tasche i venti euro per l’iscrizione di turno.

Archiviamo ora questa squalificante fase congressuale locale per dedicarci con certamente maggiore entusiasmo ed ambizione democratica all’obiettivo delle primarie dell’ 8 dicembre; auspicandolo, lavorando a viso aperto per questo, suggeriamo a Matteo, una volta eletto segretario di intraprendere lo scioglimento ed il commissariamento di tutto questo scempio e di riconvocare – questa volta come democraticamente si deve – i congressi locali, magari insieme a quelli regionali.

Per cambiare davvero “verso” al Pd ce ne sarà bisogno !

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Nota – luoghi e nomi non sono riportati, anche perché oggetto di segnalazioni, esposti, ricorsi e denunce in corso

La Tessera del partito non è quella del “Tifoso” !

Tessera Tifoso Tessera PartitoTessere o non Tessere, questo è il problema ? 

Dagli oltre 800.000 iscritti dei promettenti esordi, ai 500.000 del 2012 – quindi ancor prima del “peccato originale” delle primarie e del “rigore” elettorale sbagliato, con tutti gli “effetti” che ne sono conseguiti – ad oggi le notizie indicano in un ulteriore dimezzamento lo stato associativo di questo Pd “storto”.

Una progressiva ed inesorabile erosione che ha riguardato le persone più lontane ed indipendenti dagli interessi contingenti di appartenenza al partito, coloro che vi avevano aderito più per “opinione” (alcuni anche per vetero-ideologia di “appartenenza”) e che poi si sono via via allontanati, delusi dalle progressive incongruenze politiche tra le belle speranze di un progetto “nuovo” e la cruda realtà di una storia ancora “vecchia”.

Viceversa, questa emorragia non ha intaccato i signori dei “pacchetti tessere”, anzi ne ha rafforzato il peso interno, il controllo dell’Apparato storico e consolidato; paradossalmente (non per loro, ma democraticamente parlando) questa condizione franante del consenso non li preoccupa affatto (e si vede !); anzi, avvantaggiandoli, li incoraggia nella direzione di tentare di trasformare il partito ancor di più in una “cosa loro”.

Se alle primarie 2012 con il 98% del controllo politico-territoriale, Matteo Renzi si è permesso di raccogliere un quasi 40% di consensi spontanei nella base democratica del centro-sinistra, non è difficile immaginare – alla luce di quanto accaduto in questi mesi e del diffuso crescente apprezzamento della base verso la figura del Sindaco fiorentino – quale possa essere oggi il “loro” pensiero ed il loro stato d’animo di prospettiva, ben testimoniato dal fattivo impegno a scongiurare in ogni modo i “rischi” (per loro) di ogni ulteriore apertura degli strumenti congressuali (che invece sarebbero il volano per liberare potenzialità di nuova crescita democratica del partito), ma anzi tesi come sono a sviluppare teorie per circoscriverli ed incastrarli in un puzzle tra date e regole a “loro” più congeniale.

Personalmente non mi sono ancora riscritto per il 2013. Questa pantomima della convocazione e delle regole del Congresso va avanti da oltre 3 mesi. E’ un’ulteriore grave prova di inadeguatezza del “loro” Metodo democratico. Fino a quando non avverrà il parto o se dovessero abortire un altro bel “pacco incartato” non so se troverei il senso “politico” per farlo. Sarebbe un riconoscimento immotivato, solo un atto di fede, più o meno l’equivalente della “tessera del tifoso”. Preferirei agevolare in altro modo la loro “estinzione”, lasciando a sé stessa l’agonia di questo Pd “storto”. Prendere la Tessera del Mio partito deve essere un atto di libertà, di gioia, di convinzione e di condivisione costruttiva !

Ma se invece il quadro cupo si schiarisse e se la sfida proposta da Matteo si delineasse da subito anche nei Circoli e nei Territori, mi metterei ben volentieri a disposizione del progetto per costruire un vero open “Partito Democratico”!

Carlo d’Aloisio Mayo