Le anime belle e i vecchi lupi di mare. Cosa farà Renzi ?

Pazzi di RenziCome scriveva Jeremy Bentham, “La morale non è nulla più che la regolarizzazione dell’egoismo”. E in questo caso di egoismi, incrociati, coincidenti, sovrapposti, ve ne sono.

Più di qualcuno ha, più o meno dichiarato, sottointeso, fatto capire che sì, le liste che Matteo Renzi ha sottoscritto a Roma sono discutibili. Le anime belle presenti nelle liste renziane lo sanno. Matteo Renzi è sceso a patti con pezzi di apparato che la volta scorsa avevano appoggiato graniticamente Bersani. Molti di questi la volta ancora prima avevano sostenuto Franceschini. Renzi ha stretto un patto, per molti “necessario”, con quel pezzo di Pd che, anche in occasione della presentazione della sua mozione durante i congressi dei circoli romani, ha esordito con la locuzione “Premetto che non sono renziano…”.

E in virtù di questo patto scellerato, sono state composte delle liste per l’Assemblea nazionale più che discutibili, soprattutto nella misura in chi Renzi avrebbe dovuto incarnare il cambiamento e il rinnovamento. A sostenere Renzi in Assemblea nazionale ci saranno alla fine pochissimi renziani della prima ora, aderenti ai principi di rinnovamento del Partito, a fronte di molti vecchi lupi di mare, la cui unica finalità è quella di riconvertirsi e sopravvivere per un altro paio di decenni.

Questa mia nota non è chiaramente diretta ai vecchi lupi di mare che, al massimo, potrebbero ridere dinnanzi a prese di posizione di principio. La mia nota è diretta a quei giovani e meno giovani renziani, che hanno sin da subito sposato le istanze di rinnovamento del Matteo Renzi delle Primarie del 2012. Quel Renzi che orgogliosamente combatteva contro l’apparato schierato con Bersani, predicando la “rottamazione”.

In questi ultimi giorni, anche a seguito del mio rifiuto di essere reintegrato nella lista per Matteo Renzi nel Collegio del III e IV municipio (dopo essere stato depennato in piena notte) ho riflettuto molto sulle ragioni del mio diniego. E questa è la risposta: non si può scendere a patti se si vuole perseguire coerentemente la via del rinnovamento. Non vale la massima secondo cui, se non si può avere un totale rinnovamento, ci si accontenta di un timido inizio. Perché poi dal 9 dicembre tutto cambierà. Più che altro, per quanto mi riguarda, vale quel che affermava Jung, “Solo un cambiamento dell’atteggiamento individuale potrà portare con sé un rinnovamento dello spirito delle nazioni. Tutto comincia con l’individuo”. E se il rinnovamento non avviene per mezzo di un atteggiamento individuale, ci si trova dinnanzi ad una pantomima di rinnovamento.

E veniamo al succo: laddove ci si trova davanti a liste scellerate, è difficile fare distinguo. Certo, ci sono valide persone in queste liste, ma sono purtroppo una esigua minoranza, relegate nella riserva indiana dei Renziani della prima ora. Il metodo che ha prevalso, nella stragrande maggioranza dei casi, è stato quello della cooptazione di grandi pezzi di apparato che, avendo fiutato il vento, si sono messi a disposizione del nuovo che avanza e che li salverà. Il tutto nella peggiore ipocrisia democratica, che come già accaduto in passato, ha convinto interi gruppi dirigenti a seguire come Messia una volta Veltroni, una volta Franceschini, una volta Bersani ed ora Renzi.

Ci sono tante persone che ci credono in buona fede, tuttavia proprio a loro voglio rivolgermi, cercando di metterli in guardia dal proprio ego. Non si pensi nemmeno per un attimo che da soli, isolati in una esigua minoranza, si possa fare il benché minimo rinnovamento. Sulla scorta di questo ragionamento, si rischia di rimanere prigionieri del proprio egoismo e della propria ambizione. Magari si potrà anche raggiungere una qualche forma di realizzazione personale, ma questa non coinciderà con ciò di cui ha bisogno il Paese.

Non si confonda, insomma, la propria felicità personale con la felicità della collettività. Non si dissimulino i propri desideri con la speranza che una leadership personale possa sostituite la forza e la solidarietà di una comunità. Queste secondo me sono le ragioni che avrebbero dovuto spingere le tante anime belle del renzismo della prima ora a rifiutarsi di far parte dell’esigua minoranza di coloro che comporranno l’assemblea nazionale del Pd. Poiché saranno proprio loro i più delusi se il rinnovamento ed il Big Bang promesso da Renzi, dopo il 9 dicembre, dovesse rivelarsi marginale, riproponendo quanto già avvenuto con la scelta della classe dirigente promosse nelle liste democratiche.

Ecco perché, a volte, è bene dire no. Con coraggio e coerenza.

Sempre nella speranza di sbagliarmi.

Enrico Pazzi

articolo tratto dal Blog di Enrico Pazzi, giornalista, sostenitore di Adesso! Roma 3

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