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Adesso Liberiamo il Pd Roma dalle Correnti ! (o almeno proviamoci)

Nel dicembre 2014 il Pd Roma viene COMMISSARIATO per fare fronte alla degenerazione che il sistema trasversale delle CORRENTI aveva prodotto nel Partito – sistema purtroppo di fatto CONDIVISO (perché anche l’omertà è connivenza) dal comportamento conformista della grande maggioranza degli Iscritti: Circoli fantasma, Tesseramenti fasulli, Congressi fittizi, Debito Milionario, Assenza di Democrazia e di Rispetto delle Regole, Cordate di Spartizione di ogni Potere, Opposizioni poco Politiche e  molto Consociative in Comune e nei Municipi, … tutti fatti e fenomeni che erano sotto gli occhi di tutti, dai più giustificati endemici, praticati dai dirigenti per perseguire il proprio orticello, tollerati dagli iscritti per assecondare i propri referenti … da pochi (molto pochi) denunciati ad ogni occasione … ed infine generatori di scandalo (un po’ ipocrita) solo con l’emersione giudiziaria del malaffare di Mafia Capitale

… insomma il peggio che un Movimento Democratico poteva dare di sé … e che è culminato – dopo le lotte intestine anche per le rivendicazioni su Assessorati e incarichi di Potere – con l’epilogo del Sindaco Marino, scelto dai Cittadini con Primarie Democratiche e Libere Elezioni e DIMESSO d’ufficio, senza alcun dibattito pubblico, con un atto notarile eseguito da tutti i Consiglieri Comunali eletti con i Voti degli elettori del Partito Democratico (tra i quali una degli attuali candidati, Valeria Baglio), … uno dei fatti più anti-politici che si potessero concepire e attuare, con l’effetto di produrre il crollo definitivo della Credibilità Democratica del Pd, aprendo politicamente la strada alla sconfitta elettorale e all’affermazione – per demeriti altrui più che propri – di Virginia Raggi e del suo Movimento …

Solo un anno prima, nel dicembre 2013, si era concluso l’ultimo Congresso che aveva visto contrapporsi 4 candidature  – Lionello Cosentino, Tommaso Giuntella, Tobia Zevi, Lucia Zabatta – tutte espressioni delle diverse correnti in campo, … apparentemente l’un contro l’altra agguerrite per contarsi (ma anche spartirsi) i voti nei Circoli … e poi invece convergere all’Assemblea elettiva per condividere e acclamare (quasi) all’unanimità (399 su 400) la nuova Segreteria con Lionello Cosentino segretario e  Luciano Nobili vice-segretario. La Segreteria che solo 12 mesi dopo verrà rimossa con l’insediamento del commissario Matteo Orfini.

Bene. Lo stesso Matteo Orfini ha più volte evidenziato come il suo incarico si sia reso necessario proprio per far fronte ai danni prodotti dalle logiche degenerative che le Correnti-Lobbies portano in sé.

Se si crede veramente determinante Cambiare Verso al Metodo per cambiare in meglio, lo si deve cominciare a perseguire con i fatti e testimoniarlo con i comportamenti, favorendo processi che disintermedino il potere – non diversamente regolamentabile – delle correnti-lobbies …

Ad esempio, dopo 2 anni e mezzo dovevano essere introdotte regole sane che garantissero il non ripetersi dei fenomeni insani sulle modalità di presentazione delle Candidature: fissare un termine stretto di pochi giorni per proporre la propria Candidatura (con un numero minimale di firme a sostegno) e poi prevedere alcune settimane per consentire di svolgere dibatti nei Circoli e raccogliere le firme sulle candidature. Per le correnti-lobbies sarebbe stato un po’ più problematico condizionare le scelte fino all’ultimo …

E invece no. Si è assistito al solito balletto della ricerca infinita di accordi di caminetto, con l’epilogo – non trovando l’intesa (ma questo era nelle probabilità) di esprimere 3 candidati – Andrea Casu, Valeria Baglio, Andrea Santoro – in prossimità della scadenza dei termini e di riuscire a raccogliere per ciascuno oltre 500 firme in pochissime ore … Quale è il valore democratico di queste candidature ? Quale è il dibattito nel Merito ? Quale è il senso del rinnovamento democratico di questo modo di procedere, condizione invece indispensabile per rigenerare la credibilità e quindi il consenso ?

L’unico a perseguire un Metodo innovativo, mettendoci la faccia e candidandosi subito … senza aspettare di essere candidato da “altri” è stato Livio Ricciardelli. Ha girato i Circoli per settimane, ha ascoltato e discusso di Politica, ha raccolto le Firme.

Livio, nel suo piccolo, ha Cambiato Verso al Metodo sbagliato che ha devastato il #PDRoma in questi anni.  Perché dopo 2,5 anni di commissariamento solo Livio ha avuto il coraggio di farlo ? Vogliamo ripartire con il film già visto ?

Nessuno degli iscritti romani è stato veramente messo in grado di partecipare a confronti e approfondimenti per formarsi una libera opinione sulle proposte di Merito Politico di tutti e 4 candidati; ci siamo tutti di fatto fermati al Metodo, condiviso o meno, con cui si sono o sono stati candidati: indipendentemente o rispondendo ad una logica di filiera di appartenenza …

Ora si Vota per il Congresso Romano.

Chi vuole esprimere un Voto Politico per liberare il #PdRoma dalla logica perversa delle Correnti-Lobbies sostenga Livio Ricciardelli con il proprio Voto Libero.

#CambiaVerso #CredibilitàDemocratica #EnergieAlternative #SenzaCorrente 

Renzi al 40%, il Pd romano a “zero”

603927_649895851692468_403361523_nCommento in risposta ad un post di Patrizia Prestipino del 12 aprile 2015

Patrizia ho stima di te e del tuo impegno …

Rivendico da sempre e con orgoglio il mio piacere di fare politica liberamente, rispondendo alla mia coscienza, senza dovermi condizionare a logiche precostituite di appartenenza …

Mi sono iscritto al Pd sei mesi PRIMA che Matteo Renzi si candidasse alle primarie 2012 … lo feci con slancio e passione dopo tanti anni di riflessione e tante aspettative sull’idea di un vero Partito Democratico … e lo feci anche per reazione di orgoglio democratico per aver subito una mediocre vergogna consociativa del Pd di un Paese dei castelli romani, il quale si era svenduto per un piatto di potere un mio esposto che inchiodava le responsabilità manipolative dell’amministrazione di destra su una gara di appalto alla quale avevo partecipato per il mio lavoro …

Ho partecipato con passione alle primarie sostenendo Matteo in quanto incarnava lo spirito di rottura con gli schemi vecchi, logori e perdenti del fare politica … in quei mesi per me straordinari ho conosciuto persone bellissime, ma anche toccato dal vivo tutti i difetti morali e comportamentali di buona parte dell’organizzazione del partito, dei suoi rappresentanti, nei quali leggevo motivazioni che non coglievo essere “ideali” ma di convenienza conservativa del proprio status quo acquisto … quelle primarie, al di là del risultato, sono state la “Caporetto” politica del partito … dopo aver riflettuto, personalmente mi tolsi la soddisfazione di scrivere una lettera aperta a Pierluigi Bersani poche settimane dopo le primarie – in pieno “smacchiamo il giaguaro” – invitandolo a fare un passo indietro perché a mio avviso la lettura politica di quelle primarie era non chiara, chiarissima ! … e le elezioni lo dimostrarono e tutte le vicende successive lo confermarono …

Ma poi la dinamica del congresso anziché rinnovare il partito lo ha cristallizzato … il compromesso di fare prima i congressi locali e poi le primarie “aperte” sono state il prezzo che ha consentito di liberare Matteo verso palazzo Chigi .. ma che ha incartato il partito su sé stesso … non rinnovandolo nella sua classe dirigente diffusa … e continuando a portarsi dentro scorie che purtroppo non sono solo “casi isolati di malandrini” ma un modus faciendi della politica che è quello – per dirlo con una parola – che andava “ROTTAMATO” … per consentire realmente al Pd di aprirsi ai Cittadini e ai Movimenti, rendendosi credibile e divenire veramente il PARTITO DEMOCRATICO delle Idee e delle istanze …

In quei congressi locali – dai quali Matteo si tenne distante – occorreva avere comunque il coraggio – soprattutto in chi si muoveva in nome di Renzi – di rappresentare la diversità rispetto alle cose sbagliate del passato … ben sapendo che si sarebbe comunque rappresentata una minoranza in quel momento, ma che almeno avrebbe avuto la credibilità della coerenza … che se poco pagava in quella fase sarebbe tornata preziosa ora ! (ma, scusa, Matteo non ha fatto così con le primarie 2013 ?)

Ed invece per quella che è stata la mia esperienza ed anche – te lo dico – la mia delusione, pur agendo personalmente e con pochi altri con determinazione in quella direzione … ho assistito un bel po’ inebetito ad un omertoso conformismo dilagante, politicamente mediocre e sterile … come lo stallo di oggi purtroppo attesta. (ndr – “Pd Roma. Tutti (anche i “renziani”) acclamano Cosentino. Perchè ?… Noi No !” )

Sono tante le persone belle nel Pd, come tante belle ce ne sono anche fuori del Pd … e questo forse è uno dei problemi … perché forse non sono molte – quelle belle – tra quelle che hanno una responsabilità, altrimenti non si sarebbe finiti in questa situazione kafkiana con Renzi al 40% alle Europee e l’immagine del partito praticamente a “zero” … e quello che tu dici “non andava fatto passare il messaggio …” era una volontà che andava espressa nei congressi, perché è in quella sede che si forma la classe dirigente di un partito e se quella classe sbaglia c’è una minoranza che ha la credibilità per divenire maggioranza ! … perché la dinamica democratica è questa … oppure il partito è altro! … un abbraccio.

Carlo Emoticon smile

questo il post di Patrizia Prestipino pubblicato il 12 aprile 2015:

“La verità è che è stato un errore lasciar passare il messaggio che il Partito Democratico romano sia un partito “pericoloso”. Messaggio
Sbagliato e dannoso. Io sono stata quella che un “certo” sistema di potere del partito l’ha criticato e combattuto nel passato con tutte le sue forze. Ma un conto è lottare apertamente perché le così cambino. Un altro è fare i conti con una realtà che agli occhi degli altri è stata pericolosamente dipinta come “pericolosa” .
Conosco tanti iscritti e giro per tanti circoli: ascolto tante parole e vedo tante facce, ma non vedo e non ascolto gente pericolosa . Forse ne vedo preoccupata e smarrita, ma non certo pericolosa .
Questa roba getta discredito sul partito tutto, togliendo forza e fiato a chi, invece, in un partito sano pulito e utile ci crede e combatte da anni per averlo tale.
Chi ha sbagliato paghi e vada a casa o in galera. Ma non manchi il rispetto per tutti quelli che PER e CON questo partito lavorano quotidianamente con impegno e passione . Altrimenti saranno i romani e gli italiani a non avere più rispetto per noi.”
‪#‎honestypd‬

Angelo Rughetti Luca Lotti Lorenzo Guerini Luciano Nobili Lorenza BonaccorsiSergio D’ippoliti Sergio Gaudio Massimo Minnetti Patrizio Chiarappa Giuseppe Vatinno Gabriele Veneziale Carlo Cotticelli Roberto Morassut Roberto GiachettiValentina Grippo Di Michela Di Biase Debora Serracchiani Gianluca Santilli Claudio Poverini Roberto Cocco Italo Santilli Fabio Melilli Lucia Palone. Raffaele Pizzati Pina Tosto Riccardo Agostini Adriano Amato Andrea Alemanni Angelo PuglieseEmiliano Liberati Raffaella Rojatti

Renzi commissaria il Pd Romano ? Ora azzerare il partito e riconvocare i Congressi !

Matteo Renzi e Matteo Orfini

Renzi decide: Pd Roma commissariato

Il premier: «Non metto la polvere sotto il tappeto.

Orfini si occuperà del partito capitolino».

“Il colpo di mannaia arriva in serata, al termine di una tormentata direzione di partito. La decisione è irrevocabile: il Pd Roma viene commissariato.

Ad annunciarlo, non a caso, è lo stesso premier Matteo Renzi, ospite da Mentana su La7: «Sono sconvolto nel vedere una persona seria come il procuratore di Roma parlare di mafia. C’è la presunzione di innocenza, ma il governo è impegnato per la trasparenza, quando vediamo certe vicende viene la rabbia e l’amarezza. I politici romani devono fare una riflessione profonda. Il centro della vicenda riguarda l’amministrazione Alemanno, ma parte del Pd romano non si può tirare indietro, ho proposto il commissariamento del Pd di Roma nella persona del presidente del partito, Orfini. Io non metto la polvere sotto il tappeto».

Sarebbe stato il segretario romano Lionello Cosentino, paradossalmente indicato solo la settimana scorsa come il più papabile nuovo vicesindaco al fianco di Marino in un rimpasto della squadra di governo della Capitale, a fare un passo indietro. E non si tratta solo di una situazione politica deflagrata in poche ore, ma anche il suo nome nelle intercettazioni della maxi inchiesta per mafia. Nessun provvedimento giudiziario per Cosentino ma in politica questo è un «dettaglio» secondario. Una situazione eccezionale, uno choc senza precendenti per il Pd romano, alla quale occorreva una risposta altrettanto eccezionale. E non è finita qui. Il 12 è indetta la direzione del Pd provinciale. E con un partito regionale ancora traballante, è sempre più certa la strada dell’azzeramento totale di tutti gli incarichi del Pd locale. A tutti i livelli. Un’occasione insomma per uscire da un’impasse di gestione che da oltre un anno sta di fatto ha bloccato il ponte vitale che collega la strategia politica alla concretezza dell’amministrazione. Un commissariamento utile e necessario insomma anche per «parare» le conseguenze politiche dello tsunami.

Scatenati i Cinque Stelle che ieri hanno indetto una conferenza stampa con tanto di arance in bella mostra e dopo aver sottolineato che «tutti i partiti sono coinvolti, tranne loro» hanno chiesto e ottenuto un incontro con il prefetto Pecoraro per chiedere «il commissariamento di Roma Capitale». Un’ipotesi remota quanto devastante per l’intero Paese. Intanto nello choc generale il consigliere regionale del pd, Eugenio Patanè si è dimesso dalla presidenza della commissione Cultura alla Regione Lazio. Tutto tace invece sul fronte Forza Italia nella quale Luca Gramazio resta capogruppo alla Regione e Giovanni Quarzo capogruppo e presidente della commissione Trasparenza in Campidoglio. In molti si chiedono come mai non abbia lasciato quest’ultimo incarico che, presunzione di innocenza garantita, stona non poco con le accuse imputatigli. Opportunità politica insomma. E di questo si parla dentro e fuori il Campidoglio. A chiarire la sua posizione anche il leader della Civica Alfio Marchini, sul quale è emerso un vago collegamento nelle intercettazione con Luca Odevaine: «Avrò parlato quattro cinque volte in vita mia con Luca Odevaine, solo di problemi legati alla mobilità cittadina. Tra l’altro, aveva un’ottima reputazione anche in ambienti istituzionali e mi disse che il suo impegno in politica era concluso. Devo dire inoltre che non mi offrì mai la sua collaborazione».

La sensazione generale è tuttavia quella di uno spartiacque che si è aperto, all’improvviso, sulla politica romana. Appena due anni fa colpì l’intero centrodestra con lo scandalo della Regione Polverini. Una classe dirigente eliminata ed elezioni anticipate. Il Pd allora se la cavò con il candidare i consiglieri uscenti a Camera e Senato.

In due anni però è cambiato molto. Anzi tutto.”

Susanna Novelli (da “Il Tempo“)

Silvia Di Stefano denuncia il carro
la denuncia di Silvia Di Stefano del 13-11-2013
Comitato Roma per Matteo Renzi 14-11-2013
il Comitato Romano per Renzi 2013

Che aggiungere ? la strada era – purtroppo – ben segnata. (ndr – “Pd Roma. Tutti (anche i “renziani”) acclamano Cosentino. Perchè ?… Noi No !” )

Occorre ora avere il coraggio di radicalmente azzerare il partito, chiuderlo nelle sue attuali dinamiche perverse e riaprirlo ai Cittadini ed alle istanze realmente partecipative e democratiche; ed il passaggio necessario sarà anche quello di riconvocare i Congressi con tutt’altra metodica.

Ad majora Partito Democratico !

I renziani contro Renzi. Il caso della direzione romana del Pd.

Comitato Renzi IV

Un vecchio lupo di mare della Prima Repubblica un giorno mi disse: “In politica gli uomini e le donne si misurano allorquando gli si propone una candidatura”. Poi seguì un lungo silenzio ed una boccata al suo toscano. Questa massima è sempre valida, dalle ceneri della Prima Repubblica sino agli albori della Terza, sempre che ci si ponga supini a tali trovate giornalistiche. A ben guardare ad oggi le reazioni di uomini e donne dinnanzi ad una candidatura, sembra di ritrovarsi in piena Prima Repubblica.

Ed ora veniamo a noi. I renziani romani. Chi sono? Quante sono le correnti sub renziane? Dove è, a poco meno di un mese dalle primarie dell’8 dicembre, lo spirito che ha animato tanti renziani della prima ora? La situazione a me, che sono un simpatizzante piddino senza tessera, sin dal primo istante in cui ho messo piede sulla soglia di via dei Pianellari, la sede del comitato centrale renziano in occasione delle ultime Primarie Pd, mi è parsa subito piuttosto chiara. Una squadra quella renziana romana composta da diverse anime. Una componente di giovani di belle speranze candidi e puri. Una sotto componente di giovani renziani, fuoriuscita dai giovani democratici di stampo ex-Ds in rampa di lancio, disposti a tutto pur di farsi candidare. Ed una buona componente di riciclati i quali, in virtù della propria storia pregressa e dei voti presi alle ultime tornate elettorali, erano sicuri di uno strapuntino nel rinnovamento a macchie di leopardo di Matteo Renzi. Ultima componente, non meno importante in verità, quella composta da una manciata di amici personali del leader fiorentino, sparuta compagine romana del bel salotto di Palazzo della Signoria. I professanti della religione della prima Leopolda (ben attenti a guardare dall’alto in basso quelli della seconda Leopolda). Forti degli sberleffi che, sino a due anni fa, avevano sopportato nella Roma bersaniana e dalemiana, vantavano un diritto inalienabile di primogenitura e quindi destinati per direttissima nelle alte sfere del nuovo Pd.

In quelle settimane prima dell’8 dicembre i giochi mi parvero già fatti. Così negli ultimi due mesi mi sono limitato unicamente ad osservare la nascita del nuovo Pd renziano, ben disposto ad aggiungere nuove classificazioni nel mio personale bestiario dell’umanità politica italiota di sinistra.

Ma il Pd romano detta sempre la linea delle nuove tendenze ed il fascino della Capitale è anche in questo. Tutto sta nel ragionare con ordine per mettere insieme i pezzi del puzzle romano. Nei due mesi precedenti le Primarie del Pd si sono strutturati e radicati, soprattutto in rete, i Comitati “Adesso!” Renzi. Almeno uno per ogni municipio romano. Da questi è stata creata una mailing list nella quale tutti gli ammessi potevano dare il proprio contributo in fatto di spunti di riflessione (per la verità pochi) e coordinate organizzative (per lo più durante l’ultima settimana). Ho fatto anche io parte di una di queste mailing list dei renziani romani. Vi sono potuto entrare soltanto dopo che uno degli eletti in pectore della prima Leopolda è stato rassicurato sulle mie intenzioni. Sapendo che ero un giornalista locale “de quartiere”, qualcuno ha dovuto garantire che non fossi lì in veste di cronista, ma di simpatizzante. Difatti durante quelle due settimane, non ho scritto parola dinnanzi a quella massa immane di mail che si susseguivano l’una all’altra senza soluzione di continuità.

Tuttavia anche durante la mia permanenza nella mailing list dei Comitati renziani mi si è subito palesata la stessa sensazione che ebbi sull’uscio di via dei Pianellari: i giochi erano già fatti ben prima dell’8 dicembre.

Nel mentre che ricevevo una valanga di mail dalla mailing list dei Comitati renziani, ho dato il mio contributo, timido per la verità, presso il Comitato “Adesso!” del terzo municipio di Roma. Ho dato il mio contributo perché a fondare quel comitato c’era Silvia Di Stefano. A molti questo nome magari non dirà molto, ma ai renziani romani sì. Silvia è quella donna che vedete in fotografia. Tiene ben esposto un cartello “Io voto Renzi, tu che ne penzi?”. Quel cartello lo scrisse sui divanetti del foyer dell’Auditorium di via della Conciliazione. Mi chiese pure che mi sembrava di quel cartello. E io, con il mio solito fare snob, le risi in faccia. Lei accettò quel mio sorriso, perché veniva da un amico. Ed infine quella foto venne pubblicata pure sui giornali nazionali che ripresero quel primo evento romano del tour di Renzi per le primarie con Bersani.

Ma perché vi sto parlando di Silvia? Perché Silvia, dinnanzi ad una proposta di candidatura nella lista per l’assemblea nazionale a sostegno di Matteo Renzi ha detto di no. Qui torniamo alla massima del politico con il toscano. Silvia ha declinato l’invito a candidarsi perché non sopportava l’idea di condividere quella battaglia con quei riciclati piddini che erano saliti sul carro del vincitore. A me la coerenza fa sempre commuovere, ragione per cui ancor oggi ripenso di quel mio sorriso snob da veltroniano con la puzza sotto il naso che le ho riservato. Ma Silvia ha fatto molto di più. Laddove ci si era resi conto che durante i congressi dei vari circoli Pd di Roma, venivano avallate votazioni di circoli fantasma e con tesseramenti gonfiati, ha chiesto a più riprese l’intervento delle commissioni di garanzia del partito ed anche della stessa componente renziana. Dinnanzi al menefreghismo del Partito e persino della componente renziana, alla fine Silvia e il direttivo storico del suo circolo hanno deciso di chiudere la sede del Pd di Castel Giubileo. Un circolo vero, in carne ed ossa. L’unico che aveva sostenuto Matteo Renzi a Roma quando tutti erano bersaniani e che l’aveva persino fatto vincere quando tutto il partito remava contro il rottamatore.

È stato così che, avendo il suo esempio in mente, ho rifiutato anche io una proposta di candidatura all’assemblea nazionale. Il Circolo Renziano del Terzo municipio doveva esprimere un nome. Dopo il passo indietro di Silvia, è stato fatto il mio nome per il quinto posto in lista (quindi ineleggibile per ragioni di sistema elettorale). Fatto sta che il mio nome è stato comunque cassato in piena notte da coloro che non mi faccio problemi a definire la peggior feccia della politica romana piddina. Il giorno dopo scrissi una nota su Facebook denunciando l’ostracismo sul mio nome. La risposta non si fece attendere. Fui chiamato da quelli di via dei Pianellari che mi proposero il reinserimento in lista. Rifiutai. Avendo capito oramai il giochino, mi tirai subito fuori. E di questo devo ringraziare l’esempio di Silvia.

Ad oggi mi trovo costretto a ritirare fuori tutto ciò perché mi trovo davanti ad una lettera aperta che gira su facebook. La scrive Cristiana Alicata. Una lettera in polemica con il neo eletto segretario del Pd romano. Tale Cosentino. Si chiede chiarezza nella nomina della direzione romana del Pd. Si chiedono criteri certi, che non si rifacciano al codice cancelli sulle quote percentuali derivanti dalla tornata delle Primarie. E io mi chiedo: perché pretendere per la direzione romana ciò che non si è preteso per quella nazionale? Anzi ciò che nemmeno si è avuto il coraggio di chiedere?

Cristiana perché? Perché chiedere oggi ciò che non è stato chiesto all’indomani delle liste per l’assemblea nazionale zeppe di riciclati? Perché non aver promosso una raccolta di firme per chiedere all’indomani della nomina della direzione nazionale, conto di alcune scelte, una fra tutte quella ad esempio di Fioroni? Laddove Matteo Renzi ha dato una grande rappresentazione plastica di realismo politico con la nomina in direzione di D’Alema, Fioroni, Veltroni e molti altri che sarebbero dovuti essere rottomati, tante anime candide del Renzismo sono salite su qualche scialuppa ed hanno abbandonato la nave. E chi può dargli torto?

La lettera aperta, corredata da circa 100 firme sembra un capriccio da fanciullo dinnanzi ai deludenti regali di Babbo Natale. È stato chiaro sin dall’inizio cosa sarebbe successo. Renzi ha imbarcato pezzi di apparato pur di stravincere le Primarie. Scelta discutibile, ma che ha dato i frutti sperati. Oggi lui è segretario di tutto il Pd. Ragione per cui, sempre su questo blog, ho scritto che oggi i Comitati Adesso Renzi devono sciogliersi, semplicemente perché hanno raggiunto con successo il proprio scopo: far eleggere Renzi. Ho auspicato anche che i renziani che vogliano sostenere il Pd con Renzi segretario debbano iscriversi ai Circoli Pd e portare idee e contributi dentro le sedi del partito, come è normale in un movimento organizzato che prevede nel suo statuto che i circoli siano centrali per l’attività del partito.

Invece, ci ritroviamo ancora una volta con una lettera aperta in polemica con il Pd romano. Come se i renziani dovessero, al pari di due anni fa, imporre una figura nuova al comando con nuove linee di gestione del Partito. Come se i renziani dei comitati non vogliano accettare la realtà: Renzi è venuto a patti con l’apparato che lui stesso deve adesso gestire al meglio. Non voler accettare questa evidenza equivale a disconoscere la scelta fatta dallo stesso Renzi.

E ci troviamo al punto di partenza: Cristiana Alicata perché hai accettato la candidatura alla Assemblea nazionale del Pd in quota Renzi, se ancor oggi non sei in sintonia con la linea dettata dal tuo leader? Battere i piedi non serve a nulla. Oppure sbaglio?

Enrico Pazzi

articolo tratto dal Blog di Enrico Pazzi, giornalista, sostenitore di Adesso! Roma 3

Con Matteo Renzi contro i circoli fantasma ed i signori delle tessere: intervista a Silvia Di Stefano (di Democratici Digitali)

Comitato III Municipio
Silvia manifesta il suo entusiasmo durante le primarie del 2012 – Auditorium della Conciliazione

A Roma ci sono stati accordi territoriali con l’imposizione di nomi e metodi che nulla hanno a che vedere con la rivoluzione democratica renziana col risultato che i risultati per Renzi nella Capitale sono insoddisfacenti

Agatino Grillo: Ciao Silvia, ti vuoi presentare?

Silvia Di Stefano: Mi chiamo Silvia Di Stefano, sono stata fra le fondatrici del Partito Democratico e da allora sono coordinatrice del circolo Pd Castel Giubileo Settebagni di Roma oggi facente parte del III Municipio della Capitale. Mi sono avvicinata alla politica per cercare di fare del bene al mio quartieree sono stata eletta nel 2006-2008 con la lista civica per Veltroni come indipendente. Ho sostenuto Matteo Renzi alle scorse primarie per cambiare il Partito Democratico e il centrosinistra.

Agatino Grillo: Silvia e il Pd: come nasce tutto?

Silvia Di Stefano: Entro nel Partito Democratico nel momento della sua fondazione con Walter Veltroni.Insieme con tante persone del mio territorio decidiamo di costruire un circolo, perché crediamo nella forza dello stare assieme per il raggiungimento del bene comune. In questi anni ho condiviso insieme ad alcune persone perbene un cammino nel Partito Democratico, per cercare di rinnovarlo ed innovarlo dall’interno, non riuscendo tuttavia a scardinare le logiche delle correnti e delle appartenenze, che Matteo Renzi dichiara di voler finalmente combattere.

Agatino Grillo: Silvia e Matteo Renzi: dicci tutto?

Silvia Di Stefano: Ho sostenuto Matteo fin dal primo giorno. Il circolo di Castel Giubileo Settebagni è stato l’unico circolo che ha dato la maggioranza dei consensi a Renzi nelle primarie del 2012, organizzando la copertura dei gazebo sul territorio del III municipio. In quell’occasione abbiamo avuto tutto l’apparato del partito a sostegno di Bersani. Molti di quelli, oggi dicono di sostenere Renzi, ma lo fanno perché oggi Matteo è sufficientemente forte per poter vincere anche senza il loro apporto. Quando Renzi venne a Roma ho cercato di trascinare a quell’incontro quelle persone che credo possano fare il bene del nostro territorio. Ho sempre riservato molta attenzione alle parole di Renzi, non condividendo anche qualche tono eccessivo sulla “rottamazione”, parola che ha spaventato molte persone. Tuttavia mi auguro che oggi che non la usa più come un tempo, applichi comunque criteri oggettivi ed innovativi per la scelta della sua squadra nei territori. La sua vera vittoria Matteo dovrà conquistarla con la composizione delle liste nazionali a suo sostegno l’8 dicembre, dimostrando quale classe politica vorrà al suo fianco.

Silvia Di Stefano denuncia il carro
la denuncia pubblica di Silvia Di Stefano alla riunione del Comitato per Matteo Renzi a Roma in Via dei Cerchi giovedì 14 novembre

Agatino Grillo: Hai denunciato l’inquinamento politico nel movimento per Matteo Renzi a Roma, spiegaci meglio …

Silvia Di Stefano: Mi rendo conto che Matteo non ha il tempo per poter osservare in tutto il Paese quello che succede sui territori e per questo ho ritenuto prioritario raccontare quello che ho visto. A Roma ci sono stati accordi territoriali che nulla hanno a che vedere con la rivoluzione democratica renziana , e che sono stati confermati dai risultati che hanno portato ad avere Cosentino segretario e Giuntella presidente. Aldilà delle persone, c’è stata l’imposizione di nomi e metodi lontani anni luci dal cambiamento e da ciò che Matteo Renzi vuole rappresentare. La conferma mi pare sia nel risultato  negativo avuto a Roma, ampiamente al di sotto della media nazionale.

Agatino Grillo: Ti accusano di indebolire Matteo Renzi con le tue denunce così come accusarono De Sicaper ladri di biciclette … Cosa rispondi?

Silvia Di Stefano: Il metodo lo conosco bene, è lo stesso utilizzato per far fuori Veltroni e chi ha creduto nel PD come “altro” da Margherita e DS messi insieme. Le nostre denunce servono a tutelare il partito democratico e Matteo Renzi. Chi sottrae tempo e risorse alla propria vita per dedicarle al bene collettivo senza un tornaconto personale non dovrebbe aver bisogno di giustificare le propria azioni. Consentire ai circoli finti di votare, ai signori delle tessere di contare, rappresenta la morte del partito democratico che ho contribuito a fondare, quando alcuni di questi signori magari erano pure in un altro partito politico.

Agatino Grillo: Come gesto di protesta hai chiuso il tuo circolo. Non è tafazzismo?

Silvia Di Stefano: Dopo anni di lavoro nel territorio, sfoghi accorati da parte dei cittadini per gli errori clamorosi commessi dalla dirigenza nazionale del Pd, battaglie contro i potenti sostenute in solitudine e senza l’avallo del partito romano, abbiamo deciso di non accettare più questa sciatteria e questo pressappochismo di un partito che non è in grado di far rispettare nemmeno le regole che si è dato. O il partito diventa quello che si promette in televisione e sui giornali oppure per noi non è più sostenibile metterci la faccia sul territorio.

Agatino Grillo: Uscirai dal Pd?

Silvia Di Stefano: Io rimango nel Pd certo!….e spero che anche il PD di Renzi non esca dal PD….mantenendosi fedele ai suoi principi fondatori.

Agatino Grillo: Un’ultima domanda. Davvero non sei su FaceBook?

Silvia Di Stefano: Il tempo che dedico alla politica è fatto di persone ed azioni. Credo sia una questione di ampiezza della propria azione politica: Facebook è ottimo strumento per raggiungere tante persone col proprio pensiero, ma mi pare che ci siano delle degenerazioni preoccupanti, in particolare relativamente a giudizi superficiali e discussioni “tra pochi” che facilmente diventano teorie politiche.
Mi piacerebbe che queste piazze virtuali diventassero reali, con persone che si confrontano e crescono insieme, facendo esercizio di democrazia, sono sicura che tanti “teorici” della politica e dell’azione sui territori, avrebbero parecchie difficoltà se anzichè fare un post su Facebook, dovessero spiegare personalmente ai cittadini il perchè delle loro decisioni e prese di posizione.

Agatino Grillo: Grazie Silvia e buon lavoro!

Silvia Di Stefano: Grazie a voi tutti

Democratici Digitali

 

 

 

articolo pubblicato da Democratici Digitali il 20 novembre 2013

Pd Roma. Tutti (anche i “renziani”) acclamano Cosentino. Perchè ?… Noi No !

Silvia Di Stefano denuncia il carro

“Nel nostro terzo (ex IV) Municipio di Roma, aggregandoci sin dall’inizio delle primarie 2012 per il premier del centrosinistra intorno alle parole chiave della proposta di Matteo Renzi, lo abbiamo sostenuto con entusiasmo.

Quello sforzo organizzativo per Renzi a Roma si concretizzò in sostanza attraverso il lavoro volontario di tante persone normali incontratesi ai gazebo e nei circoli durante le due giornate delle primarie.

A distanza di un anno, con l’arrivo di queste nuove primarie stavolta per la segreteria del partito romano, vengono calate dall’alto delle alleanze e dei candidati, che per storia e modalità rendono queste scelte incomprensibili.

Tuttavia ci adeguiamo, promuovendo anche noi in prima persona un candidato – Tobia Zevi – mettendoci la faccia e sostenendo nei circoli la sua candidatura.

Facciamo più di quanto lo stesso Matteo Renzi faccia per il cosiddetto candidato “renziano” a Roma, poiché Matteo per questa candidatura NON spende una parola, non partecipa ad iniziative pubbliche, non passa nemmeno al comitato in via dei Pianellari nel giorno dell’inaugurazione, che coincide con la visita di Renzi alla delegazione parlamentare.

Queste situazioni non ci sfuggono mentre avvengono, ma preferiamo continuare a lavorare per cercare di non arrecare danno alla corsa di Renzi alle primarie dell’8 dicembre.

Tuttavia pian piano emergono “giochetti” ed “atteggiamenti tattici”, che poco ci piacciono. Si comincia a dare credito a personaggi con cui da anni NON condividiamo alcun ideale politico, strategia, metodi d’azione ed obiettivi.

Sul nostro territorio (quello del III Municipio) emerge chiaramente un’asse politico strategico e tattico fra Zevi e Cosentino, che ci taglia fuori dalle scelte in alcuni dei circoli ed – anzi – ci mette in difficoltà, esponendoci ad attacchi politici strumentali che, più o meno indirettamente, si ripercuotono sul nome di Renzi.

Quello che accade non è causa di una nostra volontà nel voler rappresentare una primogenitura nel sostegno a Renzi, questione di cui non c’è nemmeno bisogno di discutere perché acclarata dai fatti e dalla storia politica di questi ultimi anni, bensì per l’incoerenza nei metodi e nei valori usati da chi ha avuto il compito di coordinare e gestire la mozione a sostegno di Zevi e di conseguenza di Renzi. Questa incoerenza è stata talmente marchiana da provocare una reazione spontanea da parte di iscritti, che avevano già votato convintamente Matteo Renzi alle primarie precedenti.

Per questa ragione succede che un gruppo di iscritti decide allora di ribellarsi a questo metodo, feriti dall’impotenza con cui si sono consumati obbrobri in nome di Matteo Renzi.

Si ribellano perché lo riconoscono questo metodo uguale a quello che combattono nel Partito Democratico attuale e che vogliono rottamare.

La motivazione è la salvaguardia dell’azione territoriale in vista delle primarie per la segreteria, poiché infine ciò che ci distingue da coloro che nel partito hanno sempre utilizzato questi mezzi è l’essere ancora credibili, perché noi vogliamo essere ancora credibili.

Questo atto di disobbedienza pacifica e civile ci porta a far eleggere due nostri delegati (Renziani dichiarati nei metodi e nei comportamenti) con un’altra mozione, perché appare ormai evidente come stia evolvendo il congresso e a quali risultati si arriverà con la strategia suicida adottata dalla mozione.

Avevamo talmente ragione che prima dell’apertura dell’assemblea romana del Pd i candidati di Cosentino e Giuntella sono stati convocati da Cuperlo per trovare un accordo in vista delle primarie, per massimizzare il suo risultato su Roma.

A questo ennesimo atto sfrontato ed evidente, si è deciso di rispondere votando Cosentino segretario e lasciando scheda bianca sul nome di Giuntella. Quasi che il sostegno dei due a Cuperlo sia differente e  mancando completamente il senso della battaglia vera da combattere.

Cosa è uscito dal congresso romano in realtà.

Che oltre il 70% del partito sosterrà Cuperlo alle primarie, mentre i Renziani sono relegati ed umiliati ad un misero 15% (che siamo convinti Renzi saprà moltiplicare).

A far ancor più comprendere gli errori di metodo e di sostanza, ci sono le numerose assenze nella delegazione ufficiale della mozione Zevi in assemblea romana. Aggravata ulteriormente dalla scelta scellerata di NON far partecipare alla riunione di mozione, i due delegati renziani eletti a Castel Giubileo.

Ci chiediamo e chiediamo a voi: ma l’appartenenza alla mozione Zevi conta di più del sostegno a Matteo Renzi ?

Sembra persino retorico ribadire cosa voglia dire per iscritti e simpatizzanti sapere che le due massime cariche del partito romano, segretario e presidente dell’assemblea, siano state entrambe assegnate a figure che hanno già espresso il proprio sostegno ufficiale a Cuperlo.

Sono questi i risultati che l’area renziana a Roma poteva ottenere?

O invece si poteva fare di più, soprattutto in preparazione delle primarie nazionali?

Siamo convinti di si, soprattutto se si avesse avuta la volontà di far esprimere i territori, le persone nei circoli, mettendo in campo candidature più credibili e rifiutando appoggi che in alcuni casi hanno persino fatto perdere consensi.

Noi crediamo che il disastro compiuto in nome di Renzi, perché non sapremmo definirlo diversamente, sia da ricercare soprattutto nel METODO sbagliato che è stato usato o sarebbe meglio dire non agito.

I territori che NON sono stati coinvolti nelle scelte – laddove hanno cercato di farsi sentire – sono stati mortificati e silenziati.

A Via dei Pianellari siamo stati INSULTATI. All’assemblea romana siamo stati CACCIATI.

Chiediamo a tutti voi se questi sono i cambiamenti che auspicavate quando vi siete convinti che sia possibile una rivoluzione renziana nel partito romano, e – a salire – in quello nazionale.

La cosa che più ci ha preoccupato e fatto soffrire è stata anche la mancanza di democrazia nei momenti subito successivi alla fine dei congressi.

Quando tutti sapevano che si stavano compiendo le scelte, le decisioni e le alleanze per il futuro del PD, nessuno ha voluto convocare una riunione dei delegati di Zevi/Renzi.

Perché ci chiediamo? Un candidato debole, senza il sostegno esplicito di Renzi, è stato utile solo per impedire a Cosentino di superare la soglia del 50%, in modo da dimostrare come non fosse autosufficiente e quindi affermando la forza dell’altra area all’interno dei cuperliani. Ottenuto il risultato, Giuntella fa il presidente dell’assemblea e per Zevi sarà ritagliato il ruolo connesso ai suoi 30/60 delegati.

Cosa c’entri questo con Renzi non lo abbiamo capito.

Siamo qui a scervellarci per trovare le motivazioni di questo sfacelo che porterà di nuovo Roma in mano agli strateghi del PD, che imporranno lo stile bersaniano/cuperliano, unici in tutta Italia in compagnia dell’Enna di Crisafulli.

Siamo qui a chiederci se potevamo fare di più di quello che abbiamo fatto, se dovevamo dirlo a più persone, più forte, fregandocene di quelli che dicevano che “così si fa del male a Renzi”.

Perché – scusatemi – ma questa storia deve finire. Se devo mettere la mia faccia per chiedere il voto per Renzi, allora devo anche essere in grado di spiegare ALMENO le alleanze sul territorio, e – nel caso in cui queste siano ritenute necessarie dalla mozione Renzi – ci deve essere un tavolo democratico dove discuterle prima, per evitare frizioni deleterie nel territorio.

Un sorriso e un augurio di buon lavoro a tutti”

Silvia Di Stefano, segretaria del Circolo PD di Castel Giubileo-Settebagni

Comitato Roma per Matteo Renzi 14-11-2013

Facendolo nostro, abbiamo riportato integralmente il coraggioso intervento-denuncia che Silvia ha svolto alla riunione di coordinamento romano dei Comitati Renzi tenutasi giovedì 14 novembre in Via dei Cerchi 75.

correnti persone

In questo congresso romano, nel nostro piccolo come Adesso! Roma 3 abbiamo fatto “tana” ai “bersaniani” che opendemocraticamente saliti sul “carro” di Matteo Renzi, anziché spingerlo, hanno subito pensato bene di importare ed imporre i loro vecchi metodi e logori comportamenti politici, proprio quelli che Matteo vuole rottamare e di cui nelle stesse ore ne rivendica giustamente il “cambia verso” pubblicandone info-grafiche sul suo sito.

Uno dei fondamenti della democrazia – anche a garanzia della sua efficacia e trasparenza – necessita dell’assunzione responsabile ed alternativa, tra chi vi compete, del ruolo di governo per chi vince e di controllo per chi perde.

L’evocazione “unitaria” in nome dell’ “emergenza di turno” è diventato l’alibi sistematico delle devastanti modalità consociative e compromissorie che in questi ultimi decenni hanno inquinato e degradato la politica, i partiti e l’Italia.

Noi partecipiamo alla sfida dell’8 dicembre per “cambiare radicalmente verso” a questa pessima politica.

buona politica

Quale credibile ed autentica forza rinnovatrice di sé stesso può rappresentare oggi il partito romano ?

Partito che è nella gran parte delle sue ramificate ed incancrenite componenti di potere, palesemente corresponsabile del disastro politico ed organizzativo di questi anni, nel quale le voci autenticamente critiche e libere – non espressione di strumentali rivendicazioni puramente correntizie – si possono veramente contare sulle dita di una o due mani …

Un partito verticistico che si scompone tatticamente al momento congressuale per esprimere 4 candidature apparentemente alternative tra di loro – ovviamente TUTTE in nome della bandiera del RINNOVAMENTO, ma tutte di fatto cimentate a cercare voti prevalentemente con le stesse vecchie e logore dinamiche …

Un partito che poi, subito dopo il voto, torna a mortificare ogni vera dialettica democratica, ricompattandosi in acclamazioni e voti praticamente unanimi, rende evidente la finalità strumentale di tutto il percorso, puramente finalizzato alla conta interna per il riposizionamento nel potere di controllo dell’apparato.

Appare anche banale evidenziare l’equazione logica per cui “Tutti responsabili = Nessuno Responsabile” e quindi anche “Tutti Rinnovatori = Nessuno Rinnovatore”.

delega Pd Roma

All’Assemblea Romana di mercoledì 13 la presidenza ha messo in votazione per alzata di mano l’elezione di Claudio Cosentino, ma poi, anziché procedere alla conta dei contrari e degli astenuti, ha inteso forzatamente proclamare l’elezione per acclamazione.

Questa modalità non ha consentito l’espressione dei voti in dissenso, come lo erano i nostri.

Tutti, quindi, ufficialmente anche i “renziani”, hanno quindi acclamato Cosentino … e ci domandiamo perché ?

Non comprendendolo nell’interesse del nome di Matteo e – soprattutto – del suo/nostro progetto di “cambiare verso” alla politica e al Pd … possiamo almeno dire … noi no!“.

Ed è un “No” chiaro e deciso, anche se isolato, perché pensiamo che questo modo di “fare politica” non porti lontano questo Pd romano.

Carlo d’Aloisio