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Se ora c’è (finalmente) un Commissario nel PD romano (e anche) del III Municipio … ci sarà un perché !

scimmie politica pd

Avevamo inteso parlare di “Cambiare Verso” alla politica ?

La ricerca di Fabrizio Barca sui Circoli romani del Pd rappresenta la prima indagine conoscitiva di una realtà composita, potenzialmente preziosa, ma – salvo straordinarie eccezioni – diffusamente conservativa di piccoli status quo di potere e quindi allergica, per non dire – in alcuni casi – parassitaria rispetto ad un’idea di sana viralità della polis.

Barca ha il merito di aver aperto finalmente il tema, che però non può esaurire nelle sue “conclusioni formali” le ragioni di un’azione urgente di riforma organizzativa del partito, riforma che non può certamente permettersi di essere di mediocre sanatoria & maquillage, ma che per produrre effetti seri e credibili dovrà essere radicale, visibile e misurabile.

L’indagine – frutto di una sociologia un po’ troppo arcaica e ortodossa – ha però soprattutto il limite – ad oggi – di non essere andata oltre la valutazione dei fortini, indagando sui soldati e sui sotto-ufficiali, assegnando diffusamente medaglie al valore ed attestati riabilitativi, risibilmente riconducendo a poche situazioni estreme ed insostenibili i giudizi di criticità, ma con l’occasione paradossalmente tirandoci dentro anche qualche altra situazione invece “scomoda”. Di fatto quindi – volendo o nolendo – generando confusione e melina sul senso e sul valore dei verdetti più severi, con buon effetto di imbrodarne il peso critico ed offrendo possibilità di rivendicare potenziale pari dignità riabilitativa.

Le critiche vanno però sempre concepite in senso costruttivo. Quindi ben vengano presto ulteriori e più brillanti indagini sui Generali e sui Colonnelli di questo partito ancora poco “democratico”; ma anche sugli Ufficiali, vasto schieramento di professionisti del fare politica, detentori di scarse idee, ma convintamente investiti della loro insostituibile predestinazione di missione, esasperatamente tatticistici, orgogliosi cacciatori e piazzisti di tessere e voti, agguerriti paladini solo dei loro interessi di armata e sempre pronti a reinterpretarsi e ricollocarsi – chi più, chi meno tempestivamente – per tentare di restare in piedi e continuare a cavalcare le onde di un potere più o meno spicciolo.

Lionello Cosentino e Luciano Nobili
Lionello Cosentino e Luciano Nobili, segretario e vice

Se il Pd romano è stato commissariato ci sarà dunque un perché ? Evidentemente si. E cerchiamo di non fare finta di non saperlo e quindi di non capirlo. Altrimenti non ce ne sarebbe stato l’estremo bisogno (per noi, solitariamente, ineluttabile da tempi non sospetti).

Quello che oggi viene definito mediaticamente il fenomeno di “Mafia Capitale” non è “una” casualmente contingente ed imprevedibile degenerazione del sistema o di una sua parte deviata e malsana; è solo l’apice penalmente rilevato di quell’iceberg di pluridecennale ombrosa para-burocrazia del sistema, alibi foriero di clientelismo e lobbysmo verticale. Fenomeno – ben percepito e subito dagli “onesti”, quanto omertosamente negato e praticato dai “conniventi” – che quotidianamente genera e consente, in carenza di adeguati anticorpi, la sua sistemica prolificazione, finanche a divenire costume sociale e quindi riflesso culturale nella vita cittadina, così anche radicalmente esasperando conflittualità tra avvantaggiatidiseredati.

E se vi è Mafia vi è anche mafiosità, ovvero quel contorno ambientale diffuso di atteggiamenti sociali e comportamenti politici che non arrivano ad assumere rilevanza criminale e quindi di cronaca (anche se invece lo meriterebbero), ma che collusivamente sottendono al clima di necessario sostegno a che si possano compiere gli atti più eclatanti. Mafioso quindi non è solo il big che finisce in manette, ma anche tutto quell’entourage che lo sostiene interessato nella costruzione e nella ramificazione del proprio potere.

primarie pd
in un partito le scelte alternative si fanno in Congresso!

In un partito democratico gli indirizzi politici e quindi le scelte organizzative si determinano in sede di Congresso, analizzando e discutendo i problemi, prefigurando obiettivi e soluzioni, candidando coerenti idee e persone.

Matteo Renzi lo ha fatto al congresso nazionale e in un certo senso – grazie alla rilevanza mediatica dell’evento – “usando” le primarie come cavallo di troia per scalare rapidamente e radicalmente un corpo partito fossile ed auto-conservativo, incancrenita eredità delle sue condizionanti origini fondative.

Partito tanto ottuso e chiuso in sé stesso da concorrere masochisticamente a prefigurare il suo ineluttabile destino, prima concependo, anzi abortendo, gli ignobili respingimenti democraticialle primarie 2012 e poi – dopo il flop elettorale e lo sbando conseguente – tentando di auto-tutelarsi, di fronte all’ineluttabile avvento del cambiamento renziano, anticipando la gran parte dei congressi locali rispetto alle primarie che avrebbero eletto il nuovo segretario.

In questo scenario, quei congressi hanno espresso quanto di peggio potevano esprimere in termini di corsa senza scrupoli a recintare il proprio orticello e consolidare il proprio fortino territoriale e di rappresentanza, per far contare il loro peso nelle sedi decisionali.

In quei mesi di quasi solitarie battaglie per una elementare legalità e dignità politica democratica, la nostra critica fu severa anche verso quei soggetti che posizionati sul versante renziano – certamente minoritario in quella fase – avrebbero fatto meglio ad investire su credibilità e coerenza di metodi, ideeobiettivi e persone volte a prefigurare il CambiaVerso della Politica e la necessaria rigenerazione di un nuovo vero OpenPd romano (sempre che fossero nei loro pensieri), piuttosto che perseguire il compromesso con navigati personaggi di potere e di apparato (ininfluenti per il risultato finale di Renzi) per ricavarne spiccioli di percentuali e conquistarsi cariche consociative, destinate – come poi è stato – ad essere commissariate.

Pericle - discorso agli Ateniesi

professionismo del “Far Politica” o impegno per il Bene Comune ?

In democrazia la forma è sostanza. Essere minoranza e quindi parte con responsabilità di verifica, controllo e critica (possibilmente costruttiva) è fondamentale ed ha pari dignità ed importanza di chi – investito dalla maggioranza dei consensi in quel momento – è chiamato ad assumersi responsabilità di guida e quindi di scelta.

E questa mancanza di visione, di rispetto e di pratica abituale delle ragioni fondanti la democrazia – a partire dalla gestione del Partito e proiettate verso l’amministrazione della cosa pubblica – è evidente indicatore di quel modus pensandi consociativo che porta da decenni il proliferare delle condizioni di malgoverno del Bene Comune e – in mancanza di una vera e sana dinamica di trasparenza e quindi di controllo in tempo reale – del perpetrarsi ineluttabile delle conseguenti degenerazioni anche in malaffare criminale.

Pd III Municipio

Se anche il Pd del III Municipio è stato commissariato ci sarà dunque un perché? 

Si, in questo quadrante di Roma, il Pd NON esprime da anni alcuna reale e significativa dinamica attrattiva e partecipativa democratica sul territorio e tra i cittadini.

Le cause sono certamente da ricercare nella governance, ossia nel rapporto tra quegli uomini e quelle donne che in questi anni hanno avuto l’occasione e la responsabilità di gestirlo, ma che evidentemente (probabilmente anche per attitudini, motivazioni e capacità) sono stati – tranne le poche eccezioni ben verificabili – più impegnati a consolidare il proprio fortino (spesso legato a discendenze familiari) per le ragioni di cui sopra, che a preoccuparsi del destino politico di un vero Partito Democratico nei nostri quartieri.

Ed in questo spirito sono state malgestite anche le numerose occasioni pubbliche rappresentate da primarie ed elezioni che in questi ultimi anni (2012/2014) avrebbero potuto rappresentare ben altro in termini di apertura e di crescita politica ed organizzativa.

Non servirebbe a cambiare nulla non analizzare e non mettere in discussione tutto ciò; come anche non servirebbero scorciatoie quali quelle di invitare gli stessi personaggi a farsi sostituire da “facce nuove”, riciclate o acquisite per cooptazione, ovvero di mantenere le condizioni pseudo-operative di un pachidermico corpo intermedio con anacronistici propositi di mediazione sociale, nel quale l’appartenenza o meno – oltre che nei casi di puro tesserismo – sia vissuta più in termini di Totem o di Tabù, anziché di confronto, dialettica e crescita culturale.

parole chiave Assemblea riPrendiamci il PD
… è il Metodo a fare la differenza !

Il tema è reale e quotidiano ed è quello di ritrovare sul campo la dignità ed il valore della politica, quella che serve a perseguire le ragioni del tanto sbandierato, ma altrettanto troppo spesso maltrattato e dimenticato “Bene Comune”.

Serve quindi innanzitutto cambiare Metodo, introdurre meccanismi e modalità che privilegino la più ampia, libera e pluralistica formazione di Idee, la loro messa in gioco attraverso il confronto e la costruzione del consenso sulla loro effettiva percorribilità e la conseguente possibilità che queste Idee, emergendo, esprimano le Persone che per competenza e passione possano rappresentarle e perseguirle, andando così di fatto a selezionare e costituire una nuova classe dirigente.

Un partito democratico e moderno deve puntare ad essere un catalizzatore dinamico e naturale di istanze associative tematiche, interessate e capaci nel sostenerne le finalità; un soggetto aperto, attrattivo ed aggregante, proiettato dalla società verso le istituzioni.

E questo percorso deve essere attraversato da strumenti concreti di sistematica ed effettiva trasparenza e comunicazione circolare.

Per riorganizzare e rilanciare un vero Partito Democratico, in Italia, come a Roma e nel nostro territorio, ci vogliono coraggio, passione e determinazione

Matteo Orfini, commissario Pd romano
Matteo Orfini, commissario del Pd romano
Paolo Coppola
Paolo Coppola, commissario del Pd del III Municipio

Anche per questo, buon lavoro -davvero – a Matteo Orfini ed a Paolo Coppola !

… e ad majora Partito Democratico !

Carlo d’Aloisio Mayo

… un po’ di cronistoria politica 2012-2015 sul territorio:

Renzi al 40%, il Pd romano a “zero”

Cristiana Alicata all’Assemblea Nazionale del Pd sulla questione romana

Renzi commissaria il Pd Romano ? Ora azzerare il partito e riconvocare i Congressi !

Marino e il Pd romano

a Roma CambiamoVerso ? con chi ? Avanti un altro !

Elezioni Europee: Forza Pd ! Forza Simona !

Renziani “ad ore” ? No grazie !

“Costruiamo la bella politica. Adesso! A Roma e nel Lazio”

DEMOCRATICI e LIBERI !

Congresso Regionale del PD Lazio – Open Primarie in III Municipio ?!

I renziani contro Renzi. Il caso della direzione romana del Pd.

Adesso! Roma 3: Festa e discussione sul futuro dei comitati

PD, trionfa Matteo Renzi ed in III municipio emerge il gruppo dirigente renziano

Il Pd è “cosa vostra”. Lo psicodramma “PAZZI”.

No Silvia, No Party !

Golpe Democratico ! La prima sfida di Renzi segretario: le Liste per l’Assemblea

L’otto dicembre, Matteo vince … (anche) se non ci sono “loro”!

Dieci “comandamenti laici” per la squadra a sostegno di Matteo Renzi

Con Matteo Renzi contro i circoli fantasma ed i signori delle tessere: intervista a Silvia Di Stefano (di Democratici Digitali)

La “Questione Romana” (2) – Perché Matteo straperde a Roma ?

Cambiamo verso alla Politica. Partiamo da Noi, Adesso ! (di Carlo d’Aloisio Mayo su “Ateniesi”)

il Circolo Pd di Castel Giubileo chiude per protesta !

Convenzione al Circolo “Nuovo Salario”: Renzi vs. Cuperlo 2 – 1

Pd Roma. Tutti (anche i “renziani”) acclamano Cosentino. Perchè ?… Noi No !

Circolo e Congresso “Gosth” in III Municipo

“Big Bang” Adesso! Roma 3

La Tessera del partito non è quella del “Tifoso” !

Lettera Aperta ai Cittadini ed al Presidente del III Municipio

Lettera Aperta al Pd del III Municipio

Coraggio ! Circoli, Congressi, Primarie … ALL OPEN PD !

MANIFESTO dell’Associazione Politico Culturale ADESSO ! ROMA 3

Manifesto Appello “Adesso Liberiamo il Pd !”

Daje Marino ! Nun fa’ parla’ Bersani, la Bindi, la Finocchiaro, Fassina & Co. … e vinciamo a Roma !

L’INCIUCIO dei MANIFESTI ABUSIVI ! … questa è l’anti-politica !

Assemblea Nazionale del PD – Roma 11 maggio 2013

“Il PECCATO ORIGINALE” – Dossier “la Verità sulle Primarie 2012: Partecipazione & Democrazia & Trasparenza & Privacy ?”

Mozione “Ricominciamo da Due, anzi da Zero !”

LETTERA (lunga, per chiarezza) Aperta (molto) a PierLuigi Bersani, al “Partito Democratico” e al centro-sinistra (tutto)

PERCHE’ I “RESPINGIMENTI DEMOCRATICI” ?

Primarie Bene Comune !

Che fine ha fatto Simona ?

Simona Bazzoni

Simona Bazzoni, la rappresentante del III Municipio di Roma all’Assemblea Nazionale del Pd

Simona, dopo aver condiviso insieme bella politica in nome del “CambiaVerso” di Matteo Renzi, sei stata con passione e trasparenza candidata, sostenuta ed eletta all’Assemblea Nazionale del Pd per rappresentare questo territorio ed in particolare il movimento democratico che si è spontaneamente aggregato nel III Municipio di Roma tra le Primarie del 2012 e quelle del 2013 intorno al nome di Matteo ed alla voglia di rinnovamento nel “fare politica” !

E’ passato oltre un anno e non abbiamo avuto più tue notizie, né il piacere di incontrarti per confrontarci sui temi di cui l’Assemblea nazionale si è occupata, né quello di leggere tuoi resoconti e proposte di lavoro …

Puoi darci un segno ?

Grazie !

I renziani contro Renzi. Il caso della direzione romana del Pd.

Comitato Renzi IV

Un vecchio lupo di mare della Prima Repubblica un giorno mi disse: “In politica gli uomini e le donne si misurano allorquando gli si propone una candidatura”. Poi seguì un lungo silenzio ed una boccata al suo toscano. Questa massima è sempre valida, dalle ceneri della Prima Repubblica sino agli albori della Terza, sempre che ci si ponga supini a tali trovate giornalistiche. A ben guardare ad oggi le reazioni di uomini e donne dinnanzi ad una candidatura, sembra di ritrovarsi in piena Prima Repubblica.

Ed ora veniamo a noi. I renziani romani. Chi sono? Quante sono le correnti sub renziane? Dove è, a poco meno di un mese dalle primarie dell’8 dicembre, lo spirito che ha animato tanti renziani della prima ora? La situazione a me, che sono un simpatizzante piddino senza tessera, sin dal primo istante in cui ho messo piede sulla soglia di via dei Pianellari, la sede del comitato centrale renziano in occasione delle ultime Primarie Pd, mi è parsa subito piuttosto chiara. Una squadra quella renziana romana composta da diverse anime. Una componente di giovani di belle speranze candidi e puri. Una sotto componente di giovani renziani, fuoriuscita dai giovani democratici di stampo ex-Ds in rampa di lancio, disposti a tutto pur di farsi candidare. Ed una buona componente di riciclati i quali, in virtù della propria storia pregressa e dei voti presi alle ultime tornate elettorali, erano sicuri di uno strapuntino nel rinnovamento a macchie di leopardo di Matteo Renzi. Ultima componente, non meno importante in verità, quella composta da una manciata di amici personali del leader fiorentino, sparuta compagine romana del bel salotto di Palazzo della Signoria. I professanti della religione della prima Leopolda (ben attenti a guardare dall’alto in basso quelli della seconda Leopolda). Forti degli sberleffi che, sino a due anni fa, avevano sopportato nella Roma bersaniana e dalemiana, vantavano un diritto inalienabile di primogenitura e quindi destinati per direttissima nelle alte sfere del nuovo Pd.

In quelle settimane prima dell’8 dicembre i giochi mi parvero già fatti. Così negli ultimi due mesi mi sono limitato unicamente ad osservare la nascita del nuovo Pd renziano, ben disposto ad aggiungere nuove classificazioni nel mio personale bestiario dell’umanità politica italiota di sinistra.

Ma il Pd romano detta sempre la linea delle nuove tendenze ed il fascino della Capitale è anche in questo. Tutto sta nel ragionare con ordine per mettere insieme i pezzi del puzzle romano. Nei due mesi precedenti le Primarie del Pd si sono strutturati e radicati, soprattutto in rete, i Comitati “Adesso!” Renzi. Almeno uno per ogni municipio romano. Da questi è stata creata una mailing list nella quale tutti gli ammessi potevano dare il proprio contributo in fatto di spunti di riflessione (per la verità pochi) e coordinate organizzative (per lo più durante l’ultima settimana). Ho fatto anche io parte di una di queste mailing list dei renziani romani. Vi sono potuto entrare soltanto dopo che uno degli eletti in pectore della prima Leopolda è stato rassicurato sulle mie intenzioni. Sapendo che ero un giornalista locale “de quartiere”, qualcuno ha dovuto garantire che non fossi lì in veste di cronista, ma di simpatizzante. Difatti durante quelle due settimane, non ho scritto parola dinnanzi a quella massa immane di mail che si susseguivano l’una all’altra senza soluzione di continuità.

Tuttavia anche durante la mia permanenza nella mailing list dei Comitati renziani mi si è subito palesata la stessa sensazione che ebbi sull’uscio di via dei Pianellari: i giochi erano già fatti ben prima dell’8 dicembre.

Nel mentre che ricevevo una valanga di mail dalla mailing list dei Comitati renziani, ho dato il mio contributo, timido per la verità, presso il Comitato “Adesso!” del terzo municipio di Roma. Ho dato il mio contributo perché a fondare quel comitato c’era Silvia Di Stefano. A molti questo nome magari non dirà molto, ma ai renziani romani sì. Silvia è quella donna che vedete in fotografia. Tiene ben esposto un cartello “Io voto Renzi, tu che ne penzi?”. Quel cartello lo scrisse sui divanetti del foyer dell’Auditorium di via della Conciliazione. Mi chiese pure che mi sembrava di quel cartello. E io, con il mio solito fare snob, le risi in faccia. Lei accettò quel mio sorriso, perché veniva da un amico. Ed infine quella foto venne pubblicata pure sui giornali nazionali che ripresero quel primo evento romano del tour di Renzi per le primarie con Bersani.

Ma perché vi sto parlando di Silvia? Perché Silvia, dinnanzi ad una proposta di candidatura nella lista per l’assemblea nazionale a sostegno di Matteo Renzi ha detto di no. Qui torniamo alla massima del politico con il toscano. Silvia ha declinato l’invito a candidarsi perché non sopportava l’idea di condividere quella battaglia con quei riciclati piddini che erano saliti sul carro del vincitore. A me la coerenza fa sempre commuovere, ragione per cui ancor oggi ripenso di quel mio sorriso snob da veltroniano con la puzza sotto il naso che le ho riservato. Ma Silvia ha fatto molto di più. Laddove ci si era resi conto che durante i congressi dei vari circoli Pd di Roma, venivano avallate votazioni di circoli fantasma e con tesseramenti gonfiati, ha chiesto a più riprese l’intervento delle commissioni di garanzia del partito ed anche della stessa componente renziana. Dinnanzi al menefreghismo del Partito e persino della componente renziana, alla fine Silvia e il direttivo storico del suo circolo hanno deciso di chiudere la sede del Pd di Castel Giubileo. Un circolo vero, in carne ed ossa. L’unico che aveva sostenuto Matteo Renzi a Roma quando tutti erano bersaniani e che l’aveva persino fatto vincere quando tutto il partito remava contro il rottamatore.

È stato così che, avendo il suo esempio in mente, ho rifiutato anche io una proposta di candidatura all’assemblea nazionale. Il Circolo Renziano del Terzo municipio doveva esprimere un nome. Dopo il passo indietro di Silvia, è stato fatto il mio nome per il quinto posto in lista (quindi ineleggibile per ragioni di sistema elettorale). Fatto sta che il mio nome è stato comunque cassato in piena notte da coloro che non mi faccio problemi a definire la peggior feccia della politica romana piddina. Il giorno dopo scrissi una nota su Facebook denunciando l’ostracismo sul mio nome. La risposta non si fece attendere. Fui chiamato da quelli di via dei Pianellari che mi proposero il reinserimento in lista. Rifiutai. Avendo capito oramai il giochino, mi tirai subito fuori. E di questo devo ringraziare l’esempio di Silvia.

Ad oggi mi trovo costretto a ritirare fuori tutto ciò perché mi trovo davanti ad una lettera aperta che gira su facebook. La scrive Cristiana Alicata. Una lettera in polemica con il neo eletto segretario del Pd romano. Tale Cosentino. Si chiede chiarezza nella nomina della direzione romana del Pd. Si chiedono criteri certi, che non si rifacciano al codice cancelli sulle quote percentuali derivanti dalla tornata delle Primarie. E io mi chiedo: perché pretendere per la direzione romana ciò che non si è preteso per quella nazionale? Anzi ciò che nemmeno si è avuto il coraggio di chiedere?

Cristiana perché? Perché chiedere oggi ciò che non è stato chiesto all’indomani delle liste per l’assemblea nazionale zeppe di riciclati? Perché non aver promosso una raccolta di firme per chiedere all’indomani della nomina della direzione nazionale, conto di alcune scelte, una fra tutte quella ad esempio di Fioroni? Laddove Matteo Renzi ha dato una grande rappresentazione plastica di realismo politico con la nomina in direzione di D’Alema, Fioroni, Veltroni e molti altri che sarebbero dovuti essere rottomati, tante anime candide del Renzismo sono salite su qualche scialuppa ed hanno abbandonato la nave. E chi può dargli torto?

La lettera aperta, corredata da circa 100 firme sembra un capriccio da fanciullo dinnanzi ai deludenti regali di Babbo Natale. È stato chiaro sin dall’inizio cosa sarebbe successo. Renzi ha imbarcato pezzi di apparato pur di stravincere le Primarie. Scelta discutibile, ma che ha dato i frutti sperati. Oggi lui è segretario di tutto il Pd. Ragione per cui, sempre su questo blog, ho scritto che oggi i Comitati Adesso Renzi devono sciogliersi, semplicemente perché hanno raggiunto con successo il proprio scopo: far eleggere Renzi. Ho auspicato anche che i renziani che vogliano sostenere il Pd con Renzi segretario debbano iscriversi ai Circoli Pd e portare idee e contributi dentro le sedi del partito, come è normale in un movimento organizzato che prevede nel suo statuto che i circoli siano centrali per l’attività del partito.

Invece, ci ritroviamo ancora una volta con una lettera aperta in polemica con il Pd romano. Come se i renziani dovessero, al pari di due anni fa, imporre una figura nuova al comando con nuove linee di gestione del Partito. Come se i renziani dei comitati non vogliano accettare la realtà: Renzi è venuto a patti con l’apparato che lui stesso deve adesso gestire al meglio. Non voler accettare questa evidenza equivale a disconoscere la scelta fatta dallo stesso Renzi.

E ci troviamo al punto di partenza: Cristiana Alicata perché hai accettato la candidatura alla Assemblea nazionale del Pd in quota Renzi, se ancor oggi non sei in sintonia con la linea dettata dal tuo leader? Battere i piedi non serve a nulla. Oppure sbaglio?

Enrico Pazzi

articolo tratto dal Blog di Enrico Pazzi, giornalista, sostenitore di Adesso! Roma 3

Comitati o Circoli ? Che futuro per il Pd ?

sede comitati renzi

All’indomani della vittoria delle Primarie di Matteo Renzi, mi ero posto un quesito: con un consenso basato su un gran voto di opinione, con la preconizzazione di un partito liquido quale elemento strategico per vincere le elezioni, che futuro per i circoli Pd? Il tempo ci darà una risposta.

Chi una risposta pare averla già data sono alcuni attivisti renziani dei vari comitati Adesso che si sono costituiti durante le ultime Primarie. E quindi ci si pone un’altro interrogativo: quale futuro per i Comitati pro Renzi?

Secondo logica, questo interrogativo non si dovrebbe porre. I comitati nascono per una determinata finalità, raggiunta la quale poi si sciolgono. Di conseguenza, è pacifico che i comitati pro Renzi ad oggi dovrebbero sciogliersi.

Ed invece? Invece capita di ascoltare, da parte di qualche militante renziano, che i comitati devono sopravvivere alle Primarie. Che si debbano rafforzare e implementare la propria rete. Nelle intenzioni di taluni renziani ci devono essere quindi i comitati da una parte e i circoli Pd dall’altra. La creazione di una sorta di Pd ombra renziano formato dai comitati che si sovrapporrebbe al Pd dei circoli.

Ma va da sé che Renzi domenica sera è stato eletto segretario del Pd. Non solo di una parte, ma di tutto il Partito Democratico. Un’elezione che ha trovato certamente appoggio da parte dei renziani non tesserati, ma anche da molti circoli del Pd dei tesserati. Ad oggi Renzi è il segretario di tutti gli iscritti al Pd, sopratutto perché le Primarie hanno eletto il segretario di Partito e non il candidato alla premiership espresso da una coalizione.

Magari alcuni attivisti renziani dei comitati vogliano far pesare la propria posizione di rendita da poco acquisita per ottenere qualche promozione sul campo, ai danni magari di qualche militante tesserato di circolo. Ma Renzi ha ampiamente dimostrato, per esempio con la composizioni delle liste per l’Assemblea nazionale, che non intende fare a meno di quei pezzi di apparato che sul territorio, oltre a digitare con maestria sui social network, hanno i voti.

E poi bisogna riconoscere che i Circoli sono un immenso patrimonio per il Pd. Una ricchezza rara che, per esempio, Berlusconi cerca di scimmiottare con i Club. Ad oggi, tutti quei renziani che credono ciecamente nel progetto Renzi, dovrebbero mostrare la propria coerenza tesserandosi al Pd ed entrando nei circoli. D’altronde nelle ultime Primarie hanno votato l’idea che Renzi ha di partito, oltre che di Paese.

A tal proposito, un esempio ci viene in soccorso. Il New Labour Party di Tony Blair. Quest’ultimo ci mise tre anni a rinnovare il Labour Party, portandolo alla vittoria dopo 18 anni di opposizione ed aprendo in seguito un ciclo decennale di governo. Lavorò nel partito per cambiarlo dall’interno, per poi portare lo stesso partito a governare il Paese. Strada consigliabile a Renzi. Sempre che non voglia dar vita ad un nuovo soggetto politico.

In questo ultimo caso, è ragionevole pensare che i Comitati debbano diventare altro.

Enrico Pazzi

articolo tratto dal Blog di Enrico Pazzi, giornalista, sostenitore di Adesso! Roma 3

 

Adesso! Roma 3: Festa e discussione sul futuro dei comitati

131210-discussione-2 (clicca per ingrandire immagine. Foto tratta da Facebook, qui l’intero album)

Quale futuro per i comitati per Matteo Renzi? Appassionata discussione ad “Adesso Roma 3”. Occorre “fare rete” per collaborare in modo efficace su campagne politiche comuni

Ieri sera sono andato alla festa del comitato “Adesso Roma 3”  presso il circolo “Nuovo Salario” in piazza Bortolo Belotti 37 per festeggiare la vittoria di Matteo Renzi e, come recitava l’invito, “scambiarci le prime opinioni ed idee sul da farsi con tutti coloro che hanno apertamente e concretamente sostenuto il progetto di Matteo in questi anni, in questi mesi, in queste settimane o anche solo in questi giorni!” All’incontro erano presenti anche Valentina Grippo e Simona Bazzoni elette in Assemblea nazionale nel collegio IV della Capitale (municipi III e IV). Assente il 3° eletto Fabrizio Panecaldo sebbene invitato.

Valentina e Simona

Valentina e Simona hanno dato inizio alla discussione politica dando una prima lettura dei risultati delle primarie dell’8 dicembre e garantendo che il loro impegno in Assemblea nazionale sarà improntato alla massima trasparenza tenendo costantemente informati i comitati, gli iscritti al partito e gli elettori delle discussioni e delle decisioni adottate. 131210-discussione-bis-2 (clicca per ingrandire immagine. Foto tratta da Facebook, qui l’intero album)

Cambiare verso

Silvia Di Stefano, già segretaria del circolo Pd Castel Giubileo Settebagni di Roma, ha ricordato quanto accaduto in fase di compilazione delle liste per l’Assemblea nazionale: i comitati e i segretari di circolo sono stati “tagliati fuori” dal tavolo delle decisioni per privilegiare “accordi di corrente” che nulla hanno a che vedere con la rivoluzione democratica renziana. Silvia ha auspicato che il neosegretario Matteo Renzi sappia cambiare verso al PD e ristabilire criteri di scelta delle candidature basate sul merito e non sull’appartenenza a filiere di potere. 131210-discussione-ter-2 (clicca per ingrandire immagine. Foto tratta da Facebook, qui l’intero album)

Il futuro dei comitati

Riccardo Corbucci, presidente del consiglio del III Municipio, ha dato il via alla discussione sul futuro dei comitati auspicandone lo scioglimento. “Renzi è adesso il segretario di tutti” ha sottolineato Riccardo “e dunque i comitati hanno esaurito il loro compito storico. I componenti dei comitati devono confluire nei circoli del PD portando loro nuove energie e idee” Agatino Grillo (cioè io) è intervenuto sostenendo invece la tesi opposta: “Occorre rilanciare l’azione politica dei comitati: per la loro diffusione capillare e per la composizione dei loro associati i comitati sono una risorsa preziosa sui cui il neosegretario del PD potrà far ricorso nella lunga battaglia che lo vedrà impegnato per il rinnovamento del partito e del Paese” Sul tema “sciogliere o rilanciare i comitati” sono intervenuti con tesi e proposte diverse tutti i convenuti ciascuno sottolineando vantaggi e svantaggi delle 2 opzioni.

Conclusioni

Le conclusioni comuni del dibattito sono state sintetizzate da Carlo d’Aloisio Mayo individuando nell’obiettivo prioritario quello di costruire da subito strumenti ed iniziative per riuscire a far ripartire la Politica dai Cittadini e dai Territori, quale strumento per incidere nelle scelte comuni del nostro futuro, riconquistando fiducia e credibilità verso la Democrazia, per cui:

  • i comitati possono evolversi in libere forme associative per promuovere iniziativa politica e culturale che sia da volano dinamico tra i Cittadini e il Partito Democratico
  • è necessario lavorare nei e con i circoli PD per rendere il partito sempre più inclusivo e trasparente
  • occorre complessivamente “fare rete”, promuovere “servizi comuni” quali infrastrutture web (sito, social network, piattaforma liquida di partecipazione), format di eventi partecipativi per l’elaborazione politica ed economica, condivisione delle best practice sui territori…

La festa

Torte e spumante, birra e pizza, battute e sfottò, palloncini rossi hanno segnato la fine della serata. 131210-palloncini-2 (clicca per ingrandire immagine. Foto tratta da Facebook, qui l’intero album)

articolo ripreso da Democratici Digitali

Le anime belle e i vecchi lupi di mare. Cosa farà Renzi ?

Pazzi di RenziCome scriveva Jeremy Bentham, “La morale non è nulla più che la regolarizzazione dell’egoismo”. E in questo caso di egoismi, incrociati, coincidenti, sovrapposti, ve ne sono.

Più di qualcuno ha, più o meno dichiarato, sottointeso, fatto capire che sì, le liste che Matteo Renzi ha sottoscritto a Roma sono discutibili. Le anime belle presenti nelle liste renziane lo sanno. Matteo Renzi è sceso a patti con pezzi di apparato che la volta scorsa avevano appoggiato graniticamente Bersani. Molti di questi la volta ancora prima avevano sostenuto Franceschini. Renzi ha stretto un patto, per molti “necessario”, con quel pezzo di Pd che, anche in occasione della presentazione della sua mozione durante i congressi dei circoli romani, ha esordito con la locuzione “Premetto che non sono renziano…”.

E in virtù di questo patto scellerato, sono state composte delle liste per l’Assemblea nazionale più che discutibili, soprattutto nella misura in chi Renzi avrebbe dovuto incarnare il cambiamento e il rinnovamento. A sostenere Renzi in Assemblea nazionale ci saranno alla fine pochissimi renziani della prima ora, aderenti ai principi di rinnovamento del Partito, a fronte di molti vecchi lupi di mare, la cui unica finalità è quella di riconvertirsi e sopravvivere per un altro paio di decenni.

Questa mia nota non è chiaramente diretta ai vecchi lupi di mare che, al massimo, potrebbero ridere dinnanzi a prese di posizione di principio. La mia nota è diretta a quei giovani e meno giovani renziani, che hanno sin da subito sposato le istanze di rinnovamento del Matteo Renzi delle Primarie del 2012. Quel Renzi che orgogliosamente combatteva contro l’apparato schierato con Bersani, predicando la “rottamazione”.

In questi ultimi giorni, anche a seguito del mio rifiuto di essere reintegrato nella lista per Matteo Renzi nel Collegio del III e IV municipio (dopo essere stato depennato in piena notte) ho riflettuto molto sulle ragioni del mio diniego. E questa è la risposta: non si può scendere a patti se si vuole perseguire coerentemente la via del rinnovamento. Non vale la massima secondo cui, se non si può avere un totale rinnovamento, ci si accontenta di un timido inizio. Perché poi dal 9 dicembre tutto cambierà. Più che altro, per quanto mi riguarda, vale quel che affermava Jung, “Solo un cambiamento dell’atteggiamento individuale potrà portare con sé un rinnovamento dello spirito delle nazioni. Tutto comincia con l’individuo”. E se il rinnovamento non avviene per mezzo di un atteggiamento individuale, ci si trova dinnanzi ad una pantomima di rinnovamento.

E veniamo al succo: laddove ci si trova davanti a liste scellerate, è difficile fare distinguo. Certo, ci sono valide persone in queste liste, ma sono purtroppo una esigua minoranza, relegate nella riserva indiana dei Renziani della prima ora. Il metodo che ha prevalso, nella stragrande maggioranza dei casi, è stato quello della cooptazione di grandi pezzi di apparato che, avendo fiutato il vento, si sono messi a disposizione del nuovo che avanza e che li salverà. Il tutto nella peggiore ipocrisia democratica, che come già accaduto in passato, ha convinto interi gruppi dirigenti a seguire come Messia una volta Veltroni, una volta Franceschini, una volta Bersani ed ora Renzi.

Ci sono tante persone che ci credono in buona fede, tuttavia proprio a loro voglio rivolgermi, cercando di metterli in guardia dal proprio ego. Non si pensi nemmeno per un attimo che da soli, isolati in una esigua minoranza, si possa fare il benché minimo rinnovamento. Sulla scorta di questo ragionamento, si rischia di rimanere prigionieri del proprio egoismo e della propria ambizione. Magari si potrà anche raggiungere una qualche forma di realizzazione personale, ma questa non coinciderà con ciò di cui ha bisogno il Paese.

Non si confonda, insomma, la propria felicità personale con la felicità della collettività. Non si dissimulino i propri desideri con la speranza che una leadership personale possa sostituite la forza e la solidarietà di una comunità. Queste secondo me sono le ragioni che avrebbero dovuto spingere le tante anime belle del renzismo della prima ora a rifiutarsi di far parte dell’esigua minoranza di coloro che comporranno l’assemblea nazionale del Pd. Poiché saranno proprio loro i più delusi se il rinnovamento ed il Big Bang promesso da Renzi, dopo il 9 dicembre, dovesse rivelarsi marginale, riproponendo quanto già avvenuto con la scelta della classe dirigente promosse nelle liste democratiche.

Ecco perché, a volte, è bene dire no. Con coraggio e coerenza.

Sempre nella speranza di sbagliarmi.

Enrico Pazzi

articolo tratto dal Blog di Enrico Pazzi, giornalista, sostenitore di Adesso! Roma 3

Il Pd è “cosa vostra”. Lo psicodramma “PAZZI”.

enrico pazzi Non avrei mai pensato di meritare tanto. Un manipolo di politici piddini di Montesacro disperati al solo suono del mio nome. Pare che qualcuno di questi abbia rischiato lo svenimento: “Enrico Pazzi nella lista per il Collegio 4 per Renzi! Ma che semo matti!”. Si trattava di una candidatura simbolica, tra la quinta e la sesta posizione, tenendo conto che a venire eletti all’Assemblea nazionale del Pd in quota Renzi per quella lista saranno al massimo le prime due, tre posizioni.

Ad un certo punto, uno dei signori del Pd di Montesacro ha anche proposto “Scriviamo una lettera alla Federazione. Diciamogli chi è Pazzi.Un giornalista che ha infangato il Pd. E non da ora. Da sempre!”. E quelli in Federazione si saranno pure meravigliati di tanto clamore e di tanto astio da parte dei notabili di Montesacro dinnanzi al mio nome. E si saranno chiesti,“Ma chi è ‘sto Pazzi che li fa tanto incazzare!?!?”.

Ed è bene che sia io a rispondergli.

Sono semplicemente un giornalista. Con Roma2013.org dal 2009 ho condotto inchieste sullo sperpero di denaro pubblico. Dai rimborsi ai datori di lavoro dei consiglieri municipali,sino ad arrivare al mega abuso edilizio del Salaria Sport Village.

Evidente che tutto ciò mi abbia fatto meritare tutto questo odio da parte di una buona fetta del Pd di Montesacro. Tanto odio, da aver tardato la presentazione della lista “renziana” per per il Collegio 4 di alcune ore pur di cancellare il mio nome da quella lista.

Cambiamo

Mi spiace aver creato scompiglio tra quei poveri politici piddini che da vent’anni fanno di Roma e di Montesacro carne da macello. E’ stata colpa mia. E’ stato un mio errore di valutazione aver pensato che, con Renzi, anche soggetti esterni ai caminetti e ai loft del Pd romano,potessero trovare posto in una delle sue liste, seppur in posizione simbolica. Ma rimane un fatto, le liste di Renzi venute fuori dal chiuso della stanza dei bottoni sono deleterie. Sono offensive per tutti quei comitati che hanno lavorato per Renzi. Ma di fatto, tutte le liste di Roma dimostrano una cosa: non c’è spazio per chi è esterno alle correnti. Non c’è spazio per chi non ha parenti, amici influenti o un rapporto diretto con il capo Matteo Renzi.

E quindi, in ultimo, caro Matteo Renzi,scusami se ho creduto, anche solo per un istante, che il tuo Pd potesse essere anche un po’ nostro. E’ invece pare che questo Pd sia destinato ad essere, una volta di più, solo “vostro”.

Ad maiora.

Enrico Pazzi

articolo tratto dal Blog di Enrico Pazzi, giornalista, sostenitore di Adesso! Roma 3

pubblicato anche sul blog informativo del territorio Municipio 3.it