#1000giorni di Governo Renzi

15253613_10154341190439915_8127987999282979629_n – 80 EURO al mese agli stipendi medio bassi (sotto i 1.500 euro) e alle Forze dell’Ordine;
– Aumento delle PENSIONI MINIME (rivalutazione della 14esima);
– 656 mila NUOVI OCCUPATI da febbraio 2014, di cui più dei due terzi a TEMPO INDETERMINATO;
– Niente tasse per 3 anni a chi assume al SUD;
– 157 CRISI aziendali risolte, salvando 25mila posti di lavoro;
– Dimezzamento delle ore di cassa integrazione rispetto al 2013;
– Rinnovo contratto metalmeccanici;
– Rinnovo contratto statali dopo 7 anni: più 85 euro mensili di media (oltre gli 80 euro);
– 7 miliardi per le persone colpite dal SISMA;
– 6 miliardi per l’EDILIZIA SCOLASTICA;
– Legge sulle UNIONI CIVILI;
– Legge sul DOPO DI NOI;
– Legge sull’AUTISMO;
– Legge contro il CAPORALATO;
– Legge sugli ECOREATI;
– Reintroduzione del FALSO IN BILANCIO;
– Rottamazione EQUITALIA, eliminati more e interessi;
– Eliminate IMU e TASI sulla prima casa;
– Eliminate IMU, IRAP e IRPEF agricole;
– Eliminata IRAP componente costo del lavoro;
– Taglio IRES dal 2017;
– Riduzione canone RAI;
– 15 miliardi di recupero EVASIONE FISCALE (record di sempre);
– Cancellato il SEGRETO DI STATO sulle pagine oscure della storia italiana, tra cui: Piazza Fontana, Piazza della Loggia, Ustica, Gioia Tauro, ecc. ecc.;
– Sblocco opere incompiute;
– Fondi per la bonifica di Bagnoli;
– Rimozione delle ecoballe e bonifica Terra dei Fuochi;
– 2,6 miliardi per Taranto e la bonifica dell’Ilva;
– Legge sullo spreco alimentare;
– Leasing agevolato per i giovani;
– Sconto IRPEF per ristrutturazioni (-50%) e riqualificazione energetica (-65%);
– Industria 4.0, super e iper ammortamento per chi investe in rinnovamento, beni strumentali, risparmio energetico;
– Bonus bebè, 960 euro l’anno per ogni nuovo nato;
– 90 mila assunti a tempo indeterminato nella scuola, dopo 20 anni;
– 450 milioni per la non autosufficienza;
– 2 miliardi di investimenti nella sanità;
– Legge sul divorzio breve;
– Aumento delle risorse per le adozioni internazionali;
– Legge sul cinema;
– Riforma del Terzo settore;
– Introdotto il REATO PENALE DI NEGAZIONISMO della Shoah, dei fatti di genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra, quale aggravante dei delitti di propaganda razzista, di istigazione e di incitamento di atti di discriminazione commessi per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi;
– Avviata la riforma della giustizia e del processo civile.
– Nuova LEGGE ELETTORALE dopo 10 anni di Porcellum;
– RIFORMA DELLA COSTITUZIONE, attesa da 40 anni, che supera il bicameralismo paritario, riduce i costi della politica, riduce il numero dei politici, elimina gli enti inutili e mette ordine nei rapporti fra Stato e Regioni.

Renato Giallombardo: “Il mio Sì sviluppista al referendum costituzionale”

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Si cominciano ad animare i comitati per sostenere il Sì o il No alla riforma costituzionale. Un referendum nel quale chi vota Sì sostiene la riforma e chi vota No la rigetta, almeno su questo ci sarà chiarezza. Quindi questo è un referendum confermativo e non abrogativo come spesso accade, nel qual caso chi vota No in realtà vota Sì e chi vota Si in realtà vota No. Speriamo solo di non avere una scheda elettorale di quattro pagine scritta con caratteri micro. Abbiamo visto come hanno votato gli inglesi per la Brexit: Remain o Leave. A noi forse toccherà leggere tutta la riforma dentro la cabina elettorale. Siamo un Paese complicato. E facciamo di tutto per continuare a complicare la nostra vita. Lo sappiamo ed è per questo che adoriamo l’IPhone. Serve semplicità.

Il nostro sarà un comitato per il Si. Porteremo nel dibattito i temi dello sviluppo economico, dell’innovazione amministrativa, tecnologica e sociale, del mondo delle professioni, dell’impresa, del lavoro, di una nuova idea di come decidere. Ognuno di noi è consapevole del fatto che questa riforma poteva essere scritta in modo più consono e forse anche più incisivo. La Costituzione deve reggere al tempo e ogni sua parola deve consentire un’interpretazione teleologica, funzionale e sistematica. Ed è su questo che si concentrano le critiche dei costituzionalisti. Ma noi riteniamo che lo sforzo prodotto da questo Parlamento sia da premiare.

Riteniamo che la riforma sia la prima tappa di un processo di ammodernamento culturale. A partire da ciò che più di ogni altra cosa emerge nell’intento del legislatore: il principio dell’efficacia del tempo. Questa riforma è infatti innanzitutto una riforma sui metodi di lavoro. Una riforma in cui il tempo, forse, per la prima volta, viene trattato come una variabile non più indipendente per la politica. Il tempo è elemento decisivo per competere. Il ritardo porta con se obsolescenza, sconfitta, perdita di opportunità. Il tempo è elemento decisivo per lo sviluppo. Il lavoratore vende innanzitutto tempo (ciò che Marx chiamava, la sua forza lavoro). Il tempo è infine decisivo per l’innovazione. Anzi di più, l’innovazione è innanzitutto tempo.

Ed è proprio sul tempo che si concentrano le modifiche più rilevanti della riforma.

1. Monocameralismo temperato che rende più certo il tempo di approvazione delle leggi.

2. Scomparsa della legislazione concorrente tra Stato e Regioni che ha creato solo confusione e ritardi.

3. Riduzione del numero dei Senatori da 315 a 100.

4. Binario veloce per l’approvazione delle leggi proposte dal Governo.

5. Adeguamenti dei quorum per il referendum propositivo e abrogativo e infine qualcosa che era tempo di avere: il riconoscimento della parità di genere come principio costituzionalmente garantito.

Tutti elementi che consentiranno a chi ne ha la responsabilità (chiunque esso sia) di poter assumere decisioni, proporre leggi, avviare iniziative con più elevate probabilità di farcela.

Se vogliamo crescere in questo Paese, dobbiamo fornire a chi detiene la leadership gli strumenti affinché questa possa essere esercitata in modo credibile ed autorevole. Ed è proprio su questo punto che la riforma fornisce le risposte più convincenti. Non è più tempo di discussioni sterili e tattiche. Chi si propone di governare, deve farlo con idee chiare e non mettere in campo tavoli, commissioni, gruppi di lavoro, direttori, per discutere solo cosa andrebbe evitato di fare. Lo vediamo e lo abbiamo visto a Roma, lo vediamo e lo abbiamo visto in tante altre città dove la classe che governa non ha ragionato sul tempo del governo, immaginando di poter governare in modalità stand-by. Chi non comprende questo elemento della riforma, non comprende cosa serve alla politica per fare veramente politica.

A coloro che si propongono di fare politica serve innanzitutto una scossa, un nuovo metodo di lavoro, un processo che metta spalle al muro chi pensa ai tempi infiniti, ai rimpalli, alle interdizioni, ai falli di confusione per rimanere osmoticamente legati alle proprie posizioni, per avere sempre la giustificazione su qualcosa che non è stato fatto. Altro esempio? La misura del tempo nella selezione delle candidature. Ciò che potremmo definire la schiavitù del tempo. Il metro è la quantità di tempo dedicata alla causa indipendentemente dalla qualità delle idee messe in campo.

Insomma oggi con un Sì al referendum abbiamo la chance per ribaltare le regole del gioco. Forse siamo troppo ottimisti ma almeno proviamo a far comprendere che il tempo è scaduto. Rectius vulgata populis… “non abbiamo più tempo da perdere“. La riforma della Costituzione è quindi per noi innanzitutto una scelta culturale tra chi immagina di vivere sotto lo stesso tetto facendo vite diverse e chi vuole sedersi allo stesso tavolo avendo già chiara la propria idea di vita. Insomma è oggi… non domani tempo di dire Sì!

Comitato x il SI – Sviluppo Innovazione

tratto da Formiche.Net

TrasformaRoma e il PD che vogliamo ?

TrasformaRoma e il PD che vogliamo ?o meglio … “Trasformiamo il PD e la Roma che vogliamo ” … e aggiungerei … con quale Politica, con quale MODO di FARE POLITICA ?

E per Politica intendo il combinato disposto, nell’ordine NON casuale, di Metodo, Idee, Persone.

In tre minuti provo telegraficamente a porre 3 domande, molto radicali, ed ipotizzare risposte, altrettanto radicali. Tanto per non parlarci addosso.

1.domanda) Cosa è o cosa dovrebbe essere la “Politica” ?

Torno a richiamare due definizioni, due visioni della “Politica” che reputo radicalmente alternative; 2 concetti che furono pubblicamente espressi dagli antagonisti delle primarie del 2012, quindi certamente appartengono alle anime legittimamente competitive di questo partito:

visione A) – “la Politica deve essere PIU’ sobria. DISPOSTA a fare sacrifici e a RICONOSCERE autonomia e spazio alla società civile”

visione B) – “richiamare la Politica alla sua missione: essere lo strumento ATTRAVERSO il quale i Cittadini DECIDONO del proprio futuro” …

Ognuno di noi sa bene in quale delle due si riconosce. Sta a noi scegliere definitivamente quale intraprendere.

2.domanda)  Partito Democratico” (non altri nomi o sigle) è un Brand negoziabile ?

Se si, consiglio da subito di cambiare nome; è l’operazione più semplice per provare a riciclarsi e sopravvivere a sé stessi, soprattutto per chi fa Politica per investitura divina, per prescrizione medica, per mestiere o comunque per campare …

Se No, dobbiamo prendere atto che tutta la governance romana di questi anni ha FALLITO. Non possono esserci – per serietà e realismo come per rispetto della sensibilità civica (e i voti persi sono un certificato di bocciatura senza appello) – “giustificazionismi” sul fatto che il “Partito “Democratico” romano sia finito – non per caso – per essere “Commissariato”, ad oggi, già da oltre un anno e mezzo. È un ossimoro nei termini, che ha un valore storico che non può essere travisato o ambiguamente archiviato: il problema va messo al centro dell’Attenzione, anche Pubblica !

Siamo qui perché siamo consapevoli che occorra cambiare MOLTO, io dico quasi TUTTO. Analogamente, Non dico “a casa tutti”. In un modello democratico – e quindi non centralista ed autoritario – ognuno può svolgere un ruolo prezioso.

Ma per chi – sia pure in presunzione di buona fede, ma evidentemente con limiti o condizionamenti di valutazione politica – ha politicamente concorso a questa disfatta politica e reputazionale, ruoli e responsabilità dovranno essere altri, di retroguardia, di operatività, come tutti.

Verso chi, invece – avendo agito parassitariamente per interessi prevalentemente personali, tatticamente riposizionandosi ad ogni passaggio per far pesare le proprie tessere e i propri voti – un vero e sano sistema democratico dovrà saper garantire anche le funzioni di adeguato ANTI-CORPO, limitando nei fatti le ragioni di potere per cui fino ad oggi ne siamo invece stati invischiati e condizionati.

… e quindi vengo alla 3 domanda. Come dovrebbe essere una “Politica Democratica” ?

Questo è il PUNTO. Non basta e non serve fare valutazioni pro o contro se servono più il Web e i Social o più i Circoli o i Gazebo. Questi sono gli Strumenti, i Media a disposizione, come altri ce ne possono essere. La differenza la fa il Modo, il Contenuto con cui li vogliamo USARE .

Possiamo fare Tutti i gazebo di questo mondo e poi avere tutto il tempo di farci i selfie per testimoniare di averli fatti. D’altronde, l’appello presentato in questa stessa assemblea è stato raccolto con i “Like” su Fb.

Il Mondo intorno a ciascuno di Noi, nella vita Quotidiana, in quella Lavorativa, in quella Sociale, in quella Economica, anche in quella Culturale … VIVE in pieno l’ERA dell’INNOVAZIONE … Innovazione che apparentemente sembra essere solo Tecnologica, ma che invece per essere effettivamente evolutiva e migliorativa del Bene Comune, della comunità e del Territorio, deve essere anche di METODO e di PROCESSO.

Questo è il PUNTO. Non tanto e non solo per il PD: la POLITICA DEMOCRATICA deve fare un SALTO di QUALITA’, deve essere in grado di svolgere la sua reale funzione. Ed oggi questa funzione può essere svolta SOLO DISINTERMEDIANDO RADICALMENTE il Sistema.

Questo significa utilizzare BENE e con INTELLIGENZA tutti gli Strumenti disponibili – Reali e Virtuali – come Piattaforma per favorire processi VERI (non simulazioni strumentali, quanto sterili) di ASCOLTO, di COMUNICAZIONE, di RESPONSABILIZZAZIONE e di PARTECIPAZIONE DECISIONALE.

Temi e decisioni devono essere governati con l’apporto di tutti.

Fare i rappresentanti eletti deve essere il frutto di una naturale selezione per meriti sul campo; essere i rappresentanti eletti deve essere una “rogna”, non un’ambizione o un orticello personale !

Molti Circoli ancora oggi sono Uffici Contabilità dei Voti, delle preferenze Personali di questo o di quello: Nel M5* ci sono eletti municipali con 40/50 voti, ma nel Pd ce ne sono con 3/400: in entrambi i casi sono TROPPO POCHI per essere rappresentanti di un territorio con centinaia di migliaia di residenti !

E’ questo meccanismo perverso e sbagliato che ha condizionato e condiziona il tutto: la Politica e il Partito Democratico: Roma (e il Pd) sono stati governati da chi ha controllato poche migliaia di voti, con clientelismo e spesso anche attraverso le funzioni parassitarie dei corpi intermedi, su una platea di milioni di Cittadini. A chi dovevano rispondere ?

E la logica delle correnti risponde a questo meccanismo. Occorre liberarsene e per farlo la strada è quella di un sistematico decentramento decisionale: Lo statuto del 2007 del PD prevedeva anche l’uso del Referendum interno: Strumento MAI attuato: oggi non basta più da solo e tanto meno come rituale: occorre dare vita ad una effettiva Piattaforma Democratica Partecipata.

Mettiamoci in discussione su questo e potremo avere un futuro.

Per concludere propongo di sottotitolare la sigla PD magari di volta in volta con “Partecipazione Democratica“, o meglio “Piattaforma Democratica” o meglio ancora “Politica Democratica“.

A presto.

Carlo d’Aloisio Mayo

Ballottaggio Roma: Consenso vs. Dissenso !

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Roma è dal 1870 la Capitale dell’Italia. Ma dell’immensa nomea storica che l’ha resa in oltre 2000 anni la Città “Caput Mundi”, da capitale del più grande impero della storia a sede del Feudo temporale della più grande religione dell’umanità … sembra aver ereditato – senza nemmeno saperle oggi valorizzare troppo bene – solo straordinarie architetture, opere di arte e di patrimonio culturale. Una ricchezza quindi soprattutto statica, eterea, museale, speculativa, tutt’altro che fermento di vitalità sociale capace di rigenerarsi.

Ammesso che vi sia mai stata, considerando che per oltre 20 secoli Roma è stata governata pressoché solo da poteri autoritari – dai Re agli Imperatori, dai Papi finanche al Duce – nonostante la sua grandezza storica, oggi la Polis, il valore civico della comunità, la responsabilità sociale diffusa è percepibilmente inconsistente ed evanescente.

Le responsabilità sono della politica di chi ha malgovernato Roma in questi ultimi decenni, che oltre ad amministrare (più male che bene, visti i debiti consolidati) non ha saputo andare oltre un vacuo quanto sterile tentativo conservativo, piuttosto che invece saper concepire una visione di futuro per la Città, perseguendo lo sviluppo di un moderno processo partecipativo che favorisse la crescita di valori civici e culturali e di anti corpi realmente democratici.

Ma la responsabilità è anche di chi ha votato questa politica e questi politici. O per connivenza o per conformismo acritico e di appartenenza, come anche di chi si è astenuto dal votare per ignavia a volte anche mascherata da presunzione di superiorità, non votando alternative o non proponendosi come tale.

Le ragioni sono in quella infinita trama di poteri e sottopoteri corporativi, pagani e religiosi, che animano diffusamente quanto contraddittoriamente il tessuto sociale “romano”, almeno dall’inizio del secolo scorso.

Lobby opache che in un complesso incastro di piccoli interessi hanno via via strutturato il castello di un consenso viziato, nel quale la perversa logica del controllo con i mezzi del “potere” di poche migliaia di preferenze – complice anche della intrigata cooptazione della macchina amministrativa e di corpi intermedi pseudo rappresentativi – si è abilmente posizionata e sovrapposta a quella del voto dei più, determinando la classe dirigente che ha governato e controllato questa Città.

Oggi, il M5* coagula – legittimamente e comprensibilmente – la gran parte del dissenso verso tutto questo sistema, raccogliendo un consenso significativamente superiore alla sua media nazionale, frutto quindi, certamente anche di un apprezzabile lavoro civico di ascolto e di progettazione territoriale (che sono e dovrebbero essere per tutti i veri metodi del Fare Politica), ma certamente al di sopra dei suoi specifici meriti sul campo, in quanto, appunto, prevalentemente effetto della capacità di catalizzare la sommatoria dei demeriti altrui.

Al consenso/dissenso in tal modo raccolto, Virginia Raggi vedrà probabilmente sovrapporsi al ballottaggio anche quello di chi, non rinunciando al diritto/dovere del voto, andrà a votare nuovamente per esprimere una preferenza prevalentemente motivata da ragioni “contro” appartenenze competitor, piuttosto che “per” specifiche progettualità.

Progettualità per la Città nelle quali il M5* ad oggi, rendendosi conto delle enormi difficoltà da affrontare, naviga con estrema prudenza, forse anche insicurezza e certamente condizionato coraggio; tatticismo dovuto dalla necessità di andare a scoprire come realmente funziona la macchina amministrativa.

Gli attivisti penta stellati non scendono però dalla Luna; sono Cittadini come noi tutti, che hanno vissuto i pregi e i difetti di questa Città, ognuno per la propria parte e come tali vanno giudicati per quello che dicono e per quello che dimostrano di saper fare o meno.

Come in ogni nuova comunità che si affaccia sulla scena, le possibilità di contaminazione e inquinamento sono endemiche. La differenza e l’immunità dai rischi, non possono però anche in questo caso essere una pregiudiziale né ideologica né autoritaria; possono essere garantite solo dal Metodo con cui ci si organizza e si lavora.

In questo, il centralismo personalizzato in Grillo e nella Società di Casaleggio – e rivendicato nel “Movimento” come ruolo di “garanzia” – rappresenta paradossalmente una contraddizione in termini di democrazia; esprimendo e “comunicando” un valore di effettivo “autoritarismo”, per alcuni è letto come ragione rassicurante (chi “sbaglia” o anche solo “forse sbaglia”, paga subito! qualsiasi sia lo “sbaglio”, senza contraddittorio e senza appello), mentre per altri è comprensibilmente percepito come arrogante ed inquietante limite oggettivo al pluralismo dialettico e relazionale, valore basico di un reale sistema democratico. Il concetto monocratico del presuntivo “solo noi siamo onesti” è eticamente e storicamente inaccettabile.

Dall’altra parte il radical-democratico Roberto Giachetti, della cui qualità e integrità personale e politica parla la sua storia e che in questi mesi ha svolto una campagna significativamente innovativa e qualitativa in termini di metodo, praticando l’ascolto diffuso sul territorio e sviluppando una progettualità ampia, innovativa e partecipata.

Un lavoro Politico finalmente vero, serio e concreto, questo sì da extra terrestre rispetto ai format a cui siamo stati abituati e che hanno ridotto il Pd romano nello stato di commissariamento vegetativo, dopo essere stato la terra dei fuochi di una parte (non tutta) di alcune delle vicende di malaffare emerse e mediaticamente etichettate come Mafia Capitale.

Fenomeni deviati riconducibili nient’altro che ad una delle molteplici e solo più recenti forme con cui per decenni si è sviluppata la connivente Mafiosità Partitocratica del Sistema, generando il disastro della Città, come tutte le ragioni del dissenso oggi diffuso.

Per Roberto Giachetti, partito perdente, tre mesi di lavoro fatto bene, rischiano comunque di non bastare per ricostruire un consenso maggioritario devastato nell’immaginario comune da anni di inadeguatezze; ogni suo voto conquistato è certamente frutto del suo lavoro.

Non molti saranno poi i voti a suo favore derivanti da una pregiudiziale verso il M5*. In fondo il luogo comune del “tutti gli altri non sono stati capaci, proviamo con loro” trova le sue ragioni nella più spontanea semplificazione popolare.

Lo statuto del Partito Democratico è fondativo di un soggetto che aspira ad essere tale, ma, almeno a Roma, questo ancora non è accaduto; il lavoro di Giachetti potrebbe averne prefigurato il nuovo scenario, certamente però tutto ancora da costruire.

Per far tornare a far vivere Roma, chiunque vinca (e vinca il migliore !), occorre comunque che vincano le ragioni del Consenso per – non quello delle appartenenze tout court, ma quello capace di generare e favorire scelte responsabili e partecipate – rispetto a quelle del più facile, mediocre e sterile Dissenso contro“.

Carlo d’Aloisio Mayo

Favole politiche del terzo millennio: Romolo e Remo

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Il 19 giugno a Roma si svolgerà il ballottaggio per il nuovo sindaco di Roma. Anche se tutti credono che detto ballottaggi sarà tra Roberto Giachetti e Virginia Raggi, in realtà il ballottaggio sarà a tre. Ma chi è il terzo contendente?…

Il suo nome è Romoletto Ignavone …

Quest’ultimo sarà il sicuro vincitore perché avrà una maggioranza di circa il 55% degli aventi diritto al voto.

Ignavone Romoletto è il capo del partito degli ignavi che se ne fregano della politica, degli altri, e pensano solo a se stessi ed ai propri interessi, e quindi ben si guardano del perdere una ora della loro vita per andare a votare, … per loro …. parole come la solidarietà, la collettività, il prossimo…sono termini sconosciuti del vocabolario.

Il Tempio della Leopolda, questo nostro gruppo socio politico, poi, per loro. è solo una casa di cura per dementi mentali.

Per costoro Roberto Giachetti o Virginia Raggi sono solo persone avventurieri che pensano a fare i loro interessi e quelli di una certa casta e mirano solo al proprio prestigio individuale.

Fin dai tempi lontani Dante Alighieri, nella sua famosissima opera: “L’eterna umana commedia” scelse tali ignavi come protagonisti di tutti i secoli passati, presenti e futuri. Se l’uomo è un essere sociale, che si sottrae ai suoi doveri verso la società, non è degno, secondo la riflessione dantesca, di alcuna considerazione … Romoletto Ignavone sarà il sicuro vincitore del ballottaggio …

Egli però al momento di indossare la fascia tricolore del sindaco di Roma, erede dopo 2751 anni di Romolo, farà un passo indietro ed allora toccherà al secondo arrivato l’onore e l’onere di quella fascia, per governare Roma dopo 2751 dalla sua fondazione.

Quì finisce la favola … e dal 20 giugno comincerà la nuova realtà.

Domani si Vota.

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Caro Roberto, ti ho scritto all’inizio, lo faccio anche alla fine di questa lunga campagna elettorale.

Lo faccio per la stima e l’amicizia storica e politica che mi lega a te. Lo faccio anche per amore e rispetto verso i valori della politica, della Buona e Concreta Politica, in cui credo e che tu hai sempre dimostrato di voler e saper praticare, che sono quelli anche del rispetto della verità delle Idee, ma anche della moralità e dell’onestà intellettuale di riconoscerla e di non tacerla, anche quando è scomoda o potrebbe non convenire sostenerla …

Marco ne è stato Maestro, Marco ce lo ha testimoniato … con le mani vuote di bottino … e tu ne sei degno e coraggioso allievo.

Domani si vota. Domani raccoglierai i frutti del tuo impegno straordinario di queste settimane, di questi mesi, da quando hai accettato di metterti in gioco in una sfida quasi impossibile, tutta in salita e piena di ostacoli.

Un fardello demerito di altri, demerito di chi, in questa politica con la “p” minuscola, come nel Partito che dovrebbe essere il Partito Democratico di Tutti, ha praticato o comunque colluso a lungo con metodi della Brutta e della Cattiva Politica, quella che ne mortifica la nobiltà, che ne altera le regole, che ne condiziona la qualità della vita di ciascuno di noi, che ne fagocita – non casualmente – il disamore, l’indifferenza, propagandando e favorendo di fatto massimalismi e demagogie populiste in nome dell’ “anti” e del “contro” …

La stessa sfida che accettò Emma 6 anni fa.

Chissà perché quando le cose sono messe male, nel Pd, in questo Pd romano ancora “storto” (non è cinismo ricordare che è ancora commissariato da 18 mesi …), non si fa avanti nessuno, allora si cerca e si trova solo chi ha un pedigree radicale, un’identità sana e spendibile …

Mentre quando il vento tira in poppa, allora i radicali tornano scomodi …

Lo voglio ricordare ancora una volta (sempre per quel maledetto rispetto della verità …): Emma, con il flusso elettorale in controtendenza dopo la vicenda Marrazzo, perse, prendendo però più voti di quanti ne prese 3 anni dopo Zingaretti per vincere facile dopo il disastro Polverini …

Ed il caro Nicola in quell’occasione, ritenne opportuno, in nome del “cambiamento”, nell’affermare propagandisticamente di “far fuori” i vergognosi consiglieri uscenti del Pd (poi pero quasi tutti premiati con l’elezione a Parlamentari o a Sindaco) … “opportunamente” liberarsi dei consiglieri Rocco Berardo e Giuseppe Rossodivita, scomodi rei di aver scoperchiato il consociativismo partitocratico che regnava in regione …

O come l’ineffabile Pierluigi Bersani che nel 2004 volle evitare intese elettorali con i Radicali perché, lo ricordo, disse che voleva prefigurarsi una legislatura “tranquilla” … da grande statista, la storia a breve gli dimostrò che non aveva capito molto di quello che stava accadendo …

Hai vissuto queste settimane, questi mesi, imponendo il tuo metodo, il tuo stile; metodo e stile che la tua storia ben rappresenta …

Hai impostato l’ASCOLTO come condizione prioritaria, ma non per farti vedere in giro facendo finti sorrisi e stringendo mani di circostanza o dare risposte di convenienza … piuttosto, prendendoti magari anche insulti (a nome di altri), lo hai fatto per capire la città, per capire il pensiero delle persone, la dimensione dei problemi della comunità, … e su questo ascolto hai tessuto la ricostruzione di una progettualità civica, partecipata, condizione ineluttabile per costruire un consenso vero, non quello frutto di stereotipate promesse di facciata o peggio dei soliti ben noti interessi sotterranei di questa o di quella lobby o corpo intermedio che sia …

Ecco, forse il fatto di non aver ricandidato alcuni vecchi personaggi della politica romana ti farà indirettamente perdere alcuni voti, quelli delle loro preferenze cristallizzate (che probabilmente saranno andati a cercare altre sponde di rappresentanza …), ma penso e spero che ne potrai conquistare altri sulla base della stima verso di te, verso l’idea che possa rinascere una vera Buona Politica Democratica …

Detto questo, mi sento di essere altrettanto consapevole che non possono bastare alcuni mesi di buon metodo di lavoro democratico per ricucire criticità frutto di anni di errori (non tuoi, ma del Pd si)

Come anche mi sento di dover e voler evidenziare come anche in altri schieramenti vi siano persone, non solo per bene (l’onestà la si misura sul campo, non è un brand proprietario, come il Di Battista rivendicava urlandola incautamente in faccia a Riccardo Magi), ma anche capaci di cogliere costruttivamente i valori e i bisogni della Città …

Il problema è che però spesso a vincere non sono i migliori, perché nella costruzione semplificata del consenso a cui siamo abituati sono spesso le scorciatoie strumentali quelle che portano più facilmente i voti …

Uno degli obiettivi prioritari per rigenerare Buona Politica deve invece essere proprio quello di ridare valore alla partecipazione, che non può interessarci solo quando si va ad elezioni, ma che deve significare restituire Metodo alla Politica e questo vuol dire comunicazione circolare, ascolto e responsabilizzazione nella condivisione dei momenti decisionali, voto non solo per delegare rappresentanze, ma anche per decidere e scegliere su temi importanti, favorendo così effettivo protagonismo e responsabilità nella vita civica …

Posso testimoniare che anche nel tuo staff (non anonimo come quello di altri… 🙂 ) nel proporre anche al tuo programma la progettualità (piuttosto ri-evoluzionaria) per il #MadeinRome sulla quale insieme a centinaia di altri operatori economici e culturali stiamo lavorando da diversi anni … ho riscontrato attenzione e intelligenza inclusiva potendomi relazionare con persone come Gianpaolo Manzella (che già conoscevo) o come Andrea Bernardi (che ho avuto il piacere di conoscere in questa occasione) … ritrovando recepito nel Tuo programma, oltre a diversi altri spunti innovativi da noi proposti a partire dal tema identitario, quello che nel progetto #MadeinRome rappresenta l’incipit da noi delineato e presentato oltre un anno fa quando il progetto fu premiato come “Idea Capitale per Roma”: il big bang per un nuovo modello economico e culturale della Città, capace di coniugare in chiave innovativa i valori dell’artigianato creativo romano, riqualificando ed attivando Luoghi simbolo del centro e della periferia, a partire dal combinato disposto delle Botteghe del San Michele a Ripa e dell’ex Arsenale Pontificio di Porta Portese !

Ma, avendoli conosciuti personalmente in relazione ai temi dell’impegno progettuale #MadeinRome, anche per par condicio, mi sento di citare alcune persone “in gamba”, tra le tante presenti su altri fronti elettorali: Massimiliano Giannocco con la Meloni, Paola Mattoccia con Marchini, Enrico Stefano con i 5*, Andrea Valeri con Fassina, …

Ben venga quindi una Buona, Bella e Concreta Politica fatta alla luce del sole, senza pregiudizialità, lobbysmi e strumentalità.

Buon 5 giugno Roberto, comunque vada sei stato degno della tua storia.

Ti abbraccio

Carlo

PS – Vorranno però ben significare qualcosa gli endorsement-spot di Buzzi a favore di Riccardo Magi, registrati però un anno prima che scoppiasse lo scandalo di Mafia Capitale ! Perché Buzzi non cita un consigliere comunale del Pd ? Perché Buzzi non cita un Consigliere della destra ? Perché Buzzi non cita un Consigliere della lista Marchini ? Perché Buzzi non cita un Consigliere del M5* ?

con Simona Sortino, Cittadina non “politica” per il III Municipio !

Simona Sortino

Ho 43 anni, sono nata a Londra e vivo da sempre a Montesacro con mio marito e i nostri due figli. Sono una psicologa e non ho mai aderito ad un partito politico, pur essendomi impegnata nel territorio, svolgendo in questi anni il ruolo di presidente del comitato di quartiere Città Giardino e di vicepresidente del consiglio dell’Istituto Comprensivo Piazza Capri.

Ho accettato di candidarmi per proseguire con più forza e insieme ai cittadini il mio percorso civico nelle istituzioni, avendo chiaro che le azioni dell’amministrazione devono essere il risultato dell’ascolto continuo della cittadinanza e delle realtà territoriali.

Le mie priorità per il territorio saranno la tutela della sicurezza urbana, il contrasto alla microcriminalità diffusa e la lotta al degrado e all’inciviltà. Dobbiamo saper uscire dall’urgenza e dall’emergenza, migliorando la gestione delle risorse economiche e condividendone le scelte con la cittadinanza attraverso lo strumento di un vero bilancio partecipativo.

La mia attenzione sarà rivolta in particolare alle esigenze dei bambini in ambito scolastico e sociale, a quella delle donne, degli anziani e delle categorie con disabilità psico-fisica. Inoltre vorrei istituire il portierato di quartiere, un punto di riferimento per le segnalazioni e di aiuto ai cittadini nella soluzione dei problemi quotidiani.

Simona Sortino e Riccardo Corbucci

Giunta e Programma di Bob Giac

Roberto Giachetti

la Giunta Giachetti !
1. Livia Turco, welfare
2. Silvia Scozzese, Bilancio
3. Lorenza Baroncella, Rigenerazione Urbana
4. Carla Ciavarella, Patrimonio
5. Claudia Servillo, Ambiente e Rifiuti
6. Stefania Di Serio, Mobilità
7. Francesco Tagliente, Sicurezza
8. Marco Rossi Doria, Scuola
9. Marino Sinibaldi, Cultura e Turismo
Alfonso Sabella – Capo di Gabinetto del Sindaco

il Programma di Roberto Giachetti Candidato Sindaco Roma 2016-2021

Grazie Marco. A subito …

Marco Pannella

Può capitare nella Vita di crescere in una famiglia di formazione cattolica, ma di visione laica, liberale e socialista … e a 10/14 anni, (agli inizi degli anni ’70) sentire i genitori quasi litigare con alcuni amici (soprattutto le mogli) scandalizzati dalla possibilità che in Italia potesse essere introdotto il Divorzio … ricordo frasi come “così mio marito mi lascia e se ne va con un altra … e chi li cresce poi i miei figli ?”

Può capitare a 16 anni di rimanere colpiti vedendo in una tv ancora in b/n un tipo “strano” con una maglia a collo alto e una catenella con il simbolo della pace … e intuire come stesse dicendo cose “strane” con un linguaggio e argomenti che irrompevano colore della passione rispetto al grigiore rituale dei politici in passerella …

Può capitare di frequentare uno dei Licei più turbolenti della seconda metà degli anni ’70 e nel desiderio di maturare un’idea politica osservare come lo scenario fosse tanto apparentemente ricco di opzioni alternative, che però al sodo si esprimevano solo in ideologie e appartenenze, quanto estremamente povero di idee e di fatti (se non gratuitamente violenti)

Può capitare a 17 anni una mattina di leggere una pagina a pagamento sul “Messaggero” nel quale si annunciava che i radicali iniziavano la raccolta delle firme su 8 referendum, ossia percepire la potenza culturale di uno strumento concreto per aprire veri confronti pubblici, come era stato per il divorzio, su temi clandestini ma di rilevante valore sociale e istituzionale (concordato, ergastolo, reati di opinione, manicomi, finanziamento dei partiti, …)

Può capitare a 17 anni, invece di fare tante altre cose “giovanili” di farsi uno strano coraggio e decidere di prendere il (mitico) 60 per andare a scoprire Torre Argentina 18 … e ritrovarsi come prima esperienza, senza volerlo e senza esserne preparato, in una certamente non conformista riunione del F.U.O.R.I. …

Può capitare poi di cominciare a partecipare a riunioni di ogni genere, di conoscere persone e ragazzi della mia età, anche molto diversi e di condividere energia e passione nel parlare e nel fare Politica concreta su tanti argomenti …

Può capitare poi di ritrovarti a fare centinaia di “tavoli” raccogliendo decine di migliaia di firme … e di scoprire come il “tavolo” fosse una straordinaria esperienza umana di ascolto e di relazione sociale …

Può capitare poi di ritrovarti insieme a tanti compagni sconosciuti a marciare a piedi per la Sardegna, da La Maddalena a Nuoro o in Sicilia a Comiso o attraversare un pezzo di Europa da Bruxelles a Berlino per ritrovarti 10 anni prima della sua caduta a disobbedire civilmente sulla linea di confine del Charlie Check Point, malmenato per metà corpo dai Vopos dell’Est e per l’altra dai militari della Nato … e poi via via a praticare la “nonviolenza” (tutta una parola), fare digiuni, manifestazioni e sit in, disobbedienze civili, autodenunce, beccarti cariche della polizia e subire processi, … (eravamo ben in 4 davanti all’Ambasciata Russa il giorno in cui invasero l’Afghanistan …)

Può capitare poi di ritrovarti a Genova, a Rimini, a Roma, a Chianciano, a Budapest, a Tirana, … a congressi nazionali e transnazionali nei quali ogni volta vivere full immersion in Master veramente esclusivi di conoscenza, di elaborazione e di umanità … incontrando, ascoltando e comprendendo dal “vivo” le ragioni di personalità come Altiero Spinelli, Adele Faccio, Bruno Zevi, Emma Bonino, Enzo Tortora, Domenico Modugno, Gianluigi Melega, Sergio Stanzani, Gianfranco Spadaccia, Mauro Mellini, Roberto Cicciomessere, Leonardo Sciascia, Giorgio Albertazzi, Vasco Rossi, …

Può capitare di ritrovarti nella vita, anche a 50 anni suonati, a continuare a provare non solo indignazione e indisponibilità per la mediocrità di certa (p)olitica e per i suoi conformismi e opportunismi, ma anche a sentire dentro, come naturale, come comportarsi per mantenere la dignità dell’essere Uomo e Cittadino …

Può capitare nella Vita di aver incontrato Marco Pannella. A me è capitato. Un Maestro, un Uomo che ha onorato e reso nobile, testimoniandomelo in mille modi, stimolanti quanto insopportabili, il valore e la bellezza della Politica, … ma non solo …

Grazie e a subito … Marco !

Carlo d’Aloisio Mayo

con Riccardo Corbucci candidato al Consiglio Comunale di Roma !

Riccardo Corbucci

il “Chi sono” di Riccardo Corbucci

Sono un giornalista, ho 38 anni e da quando ne avevo 16 anni dedico con passione tutto il mio tempo al mio territorio: il III Municipio Roma Montesacro, quello in cui vivo da quando sono nato.

Dai tempi in cui frequentavo il liceo scientifico Archimede, agli anni della laurea in Sociologia alla Sapienza e poi al master in diritto amministrativo e scienze dell’amministrazione a Roma Tre, ho sempre cercato di fare tutto il possibile per migliorare la vita dei miei concittadini, scegliendo ogni giorno di lavorare per la città che amo.

Ho diretto diverse testate giornalistiche romane, perché ho sempre creduto che l’essere informati rappresenti l’inizio di ogni impegno civico. Nel 2006 sono stato eletto per la prima volta consigliere municipale e da allora il mio numero di cellulare è rimasto sempre lo stesso, così come la voglia di rispondere alle richieste delle persone.

Durante l’amministrazione Alemanno ho intrapreso una lunga battaglia in favore della legalità e della tutela dell’ambiente contro gli abusi edilizi per i Mondiali di Nuoto 2009 ed in particolare quelli del Salaria Sport Village a Settebagni, promuovendo insieme con i cittadini le denunce che hanno contribuito all’avvio dell’inchiesta della Magistratura sui Mondiali di Nuoto e la cricca delle emergenze.

Alle elezioni del 2013 sono stato il consigliere municipale più votato a Roma con 1999 preferenze. In questi ultimi anni di impegno politico ho ricoperto la carica di Presidente del Consiglio municipale e di Assessore alla Scuola, al Bilancio, alla Trasparenza e alla Partecipazione dei cittadini.

Nel luglio del 2014 ho pubblicato per Editori Riuniti il libro “Il Palazzo di Vetro, la trasparenza nella lotta alla corruzione”, presentato con il giornalista di Report Paolo Mondani.

Riccardo Corbucci

La Storia, le Proposte, le Battaglie e i Risultati di Riccardo sono sul sito #ScelgoRoma

ogni Referendum è Democrazia

colpoalquorum

… e comunque anche oggi io vado a votare perché non rinuncio al diritto di esprimere il mio pensiero su ogni argomento mi venga sottoposto e perché la partecipazione al voto distingue un cittadino da un suddito …

… non si tratta di fare gli offesi … se si ha fiducia nella decisione del proprio governante si vota NO all’abolizione, semplice … anche ed a maggior ragione se si ritiene che la convocazione sia stata frutto di un’iniziativa strumentale … le risposte per essere dignitose devono saper essere politiche, non altrettanto strumentali …

… e questo proprio perché il referendum è uno strumento prezioso come tutti gli strumenti di democrazia … e come tutti gli strumenti di democrazia va rispettato per essere correttamente valorizzato … sia da chi ne ha la responsabilità istituzionale e quindi di applicazione e salvaguardia delle regole del gioco (convocazione congrua, informazione, rispetto politico dell’esito, …) sia da chi ne ha la responsabilità partecipativa, il cittadino elettore …

… la strategia politica dell’astensionismo praticata negli ultimi decenni come machiavellismo per sommare i voti del NO a quelli di chi non va a votare (sempre più numerosi anche come conseguenza della delegittimazione politica del referendum come strumento democratico per il mancato rispetto applicativo a partire dagli anni 80/90 di molti degli esiti popolari: finanziamento partiti, responsabilità magistrati, …) è stata ed è una ulteriore strategia delegittimante dello strumento democratico, da chiunque venga sostenuta e qualsiasi sia l’argomento in oggetto …

… che a questo punto il “referendum” vada riformato per non essere ulteriormente massacrato e tornare a sperare di poter essere un valido contrappeso dell’attività rappresentativa mi pare evidente, … ma è da “sperare” che ci siano le stesse condizioni di volontà nella classe politica di questo Paese … sempre motivata a chiedere il voto per se stessa, quanto meno ad accettare il confronto e il giudizio nel merito delle questioni … ma la politica è rimasta tra le materie che devono ancora innovarsi in questo Paese …

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SI PARTE per ROMA ! (scendano i portoghesi della Democrazia)

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Un tempo lì c’era una stazione.

Forse è solo una coincidenza. O forse un segno.

In fondo la campagna elettorale è come un viaggio: duro, difficile, ma appassionante e straordinario.

Ma il viaggio continuerà anche dopo, per dare corpo alle Idee, alla responsabilità della conoscenza e della condivisione, alla Politica del “Fare Bene Comune” – radicalmente democratico, trasparente e partecipato – per dare nuova nobiltà di valore alla parola e nuova dignità di cittadinanza alla Comunità; nuova prospettiva di Rinascita per la Città.

Ognuno dovrà fare fino in fondo la sua parte, alla pari: chi si candida per assumersi una responsabilità rappresentativa e chi vuole legittimamente svolgere il suo ruolo – critico e costruttivo – di Cittadino.

Si parte dalla «Stazione Giachetti» in via dello Scalo di San Lorenzo 8, domani giovedì 14 aprile alle 18.

PS – Un consiglio. Chi si appresta a ripercorrere vecchie logiche per fare i suoi piccoli o grandi Affari, facendo danni alla Città e degradando l’immagine della Comunità di PERSONE PER BENE che vogliono impegnarsi per rigenerare un Nuovo Vero Partito Democratico romano, fa meglio a restarsene a casa. Per parte nostra (anche) questa volta (e con più nettezza) non faremo sconti a nessuno … Emoticon smile e con Roberto Giachetti non troverà pane !

… per "richiamare la POLITICA alla sua missione: essere lo STRUMENTO attraverso il quale i Cittadini DECIDONO del proprio FUTURO”